La corsa è una fregatura

La corsa è una fregatura. Lo penso mentre metto la crema sui lividi che mi sono rimasti sulle gambe dopo i massaggi dell’osteopata. Mentre guardo le ferite della fascia cardio sul torace e sulla schiena per lo sfregamento contro la pelle dopo il lungo da 28 chilometri. Mentre impacchetto di argilla la tibia dolorante prima di andare a dormire.

“Ma come, non sei qui per motivarmi a fare sport?”, potrebbe chiedersi la lettrice in cerca di ispirazione per alzarsi dal divano e fare un po’ di movimento.

È che io e la corsa al momento siamo in una relazione complicata: la passione iniziale si è trasformata in dipendenza, ossessione, poi quasi noia, e infine il senso ritrovato, la motivazione forte della maratona. E ora? Corro da quattro anni e mi sembra che io e lei oggi parliamo un linguaggio diverso. Quando ci frequentiamo litighiamo. Io principalmente tengo il broncio. O comunque scappo quando le cose diventano difficili.

La colpa credo sia sempre sua: la maratona.

Un investimento emotivo prima che fisico. Gli allenamenti lunghi, che ti danno tutto il tempo per pensare e meditare, meditare e pensare: "ma chi me lo ha fatto fare"?

Uscire con il caldo e con il freddo. Anche in vacanza. Anche quando hai dormito poco.

La fisioterapia, che pure costa i suoi soldi.

Il potenziamento, perché gli esercizi - addominali, piegamenti, squat - per mantenere una buona postura non te li toglie nessuno, almeno una volta a settimana.

Quando qualcuno mi scrive per raccontarmi che ha appena cominciato a correre penso "beato lui". Come quando ti fidanzi. Che batticuore a ogni appuntamento!

Io invece mi ritrovo a pensare alle “altre”: la bici, la canoa persino. O, affronto supremo, la camminata veloce!

“E quindi vi lasciate?”

Be’ non sono una che molla alla prima crisi. È che comunque mi tiene legata. Perché la corsa conosce certi lati di me come nessun altro. Me li fa vedere, me li mette davanti a ogni sudato allenamento. Credo sia un modo carino per dirmi che posso essere meglio di così, e mi indica la strada per provarci.

La corsa è una fregatura. Eppure sono ancora qui.


SHOOT THE RUNNER

di Donata Columbro

Giornalista e consulente digitale con una missione: aiutare le storie a incontrare i lettori. Scrive di Africa e attivismo digitale su  InternazionaleWired ItaliaVita.it. Corre per godersi Roma quando non c'è nessuno per strada e lo racconta spesso su Snapchat (@dontyna).

Lo Studio 54

Lo Studio 54, il Piper Disco

Ma Amanda Lear è una femmina o un maschio?

Piotta - Supercafone

Ci sono luoghi che hanno fatto la storia della musica. Che piacciano o meno, si intende: anche chi non ama il punk statunitense dovrebbe sapere quello che è stato il CBGB’s, così come chiunque dovrebbe conoscere le storie racchiuse nel Chelsea Hotel o a Carnaby Street a Londra. È così: certi posti hanno descritto epoche e mode meglio di chiunque altro. Molti sono scomparsi, inghiottiti dal mercato immobiliare, da demolizioni o riqualificazioni che hanno provato a cancellare i fantasmi gloriosi del passato.

Un indirizzo che suonerà familiare a zii e genitori cosmopoliti di molti di noi è il 254 West 54th Street, tra la Eight Avenue e Broadway, a Manhattan. Lì, tra il 1977 e il 1984, si sono consumati i sette anni più effimeri e divertenti della vita notturna newyorkese: era a quell’indirizzo che vedevi scintillare glitter e paillettes, entravi con zeppe esagerate e con microabiti quando non veli su corpi seminudi, o nudità totale), le confusioni sessuali venivano incoraggiate. La selezione all’ingresso era durissima e impossibile, ma era lì che venivano stabilite, in buona sostanza, una gran parte della discografia, le nuove tendenze fashion e soprattutto le notizie sui giornali di gossip del giorno dopo.

Quel posto lì era lo Studio 54.

La sua storia era ben più anziana di molte delle persone che ci passavano dentro: aperto originariamente come teatro nel 1927, nel 1943 divenne lo Studio 52 della CBS per le trasmissioni radiofoniche e la sua placida funzione durò fino al 1976, quando l’emittente traslocò e vendette le mura.

Furono due persone semisconosciute ed ex colleghi di confraternita, l’ex militare e broker Steve Rubell e l’agente immobiliare Ian Schrager che decisero di investire 400mila dollari per risistemare lo spazio e aprire un club dedicato alla musica disco, la vera ventata di novità falsamente effimera degli anni Settanta. Non se ne poteva più dell’impegno, della denuncia e della lotta: le persone si volevano divertire, volevano ballare, volevano sentirsi glamour. La difficile e pericolosa New York aveva bisogno di un posto così: dove tutti gli eccessi fossero possibili, senza giustificazioni o pregiudizi.

Lo Studio 54 fu inaugurato pur senza avere la licenza di vendere alcolici. Piccole magagne burocratiche, scavalcate a destra dalle proposte musicali curate da Billy Amato Smith: nel giro di pochi mesi, con tanti saluti alle autorità newyorkesi, salirono sul palco dello Studio 54 Grace Jones, Donna Summer, Stevie Wonder, James Brown, Gloria Gaynor, Sylvester, Amii Stewart, persino i Village People e Anita Ward. Questo, come cantanti; perché di Vip di ogni tipo era pieno praticamente tutto il circondario. Gli ospiti delle serate erano persone come Mick Jagger,  Bianca Jagger (fu lei che festeggiò il suo compleanno, organizzato dallo stilista Halston, entrando in pista sopra un cavallo bianco), il futuro Presidente degli Stati Uniti Donald Trump con la moglie Ivana, Dolly Parton, Karl Lagerfeld, Elizabeth Taylor e molti altri. C’era talmente tanta gente a fare la fila fuori, e dentro si spendeva e spandeva senza ritegno, che addirittura Steve Rubell scherzò sul fatto che solo la Mafia faceva più soldi di loro.

E infatti lui e Ian furono accusati di evasione fiscale due anni dopo, e processati con tanto di prigione: nascondevano i guadagni di tanto divertimento in buste della spazzatura stipate nel controsoffitto. Rubell e Schrager finirono in prigione e nel dopo trentatré mesi da favola, la fama dello Studio 54 si concluse definitivamente con la vendita del locale. Ma come tutte le cose più belle ed effimere, ha ispirato le generazioni per tutti gli anni a venire.

Piccola incursione: la nostra Alessandra Pucci ti regala una playlist tutta da ballare! La trovi qui.

 Per rivivere quegli anni magici qui un video :)

MUSIC IS MY RADAR

di Arianna Galati

Scrivo di musica e parlo in radio: due dei lavori più belli del mondo. Collaboro con Onstage, MarieClaire, Nanopress e QNM. Se non sono in giro a caccia di storie, coccolo il gatto o cucino verdure.

Festival InQuiete: Riccio c'è!

Siamo felicissimi di annunciarvi che RiccioCapriccio è uno degli sponsor del Festival di scrittrici a Roma InQuiete che si terrà dal 22 al 24 settembre.

Nato dall'idea di Barbara Leda Kenny, Viola Lo Moro, Francesca Mancini, Barbara Piccolo e Maddalena Vianello realizzato attraverso l’Associazione MIA. si propone di essere uno spazio per ridisegnare il ruolo delle donne nella letteratura.

"L’idea di un festival che mettesse al centro l’intelligenza e il talento delle donne ci girava in testa da tempo, ed è questo progetto che ci ha fatte incontrare e ha messo in moto una macchina organizzativa desiderante. Abbiamo voluto costruire uno spazio di parola pubblica, di incontro, riflessione. Uno spazio vitale. Tre giornate dedicate alle donne che scrivono, alle lettrici e ai lettori. Un tempo per stare insieme, per mettere in comune un patrimonio prezioso, per rinsaldare il patto narrativo fra le scrittrici e il pubblico. Un festival per dare visibilità alle scrittrici e mettere in luce una parte di mondo più ampia e immaginare orizzonti e soluzioni diverse. inQuiete è la nostra risposta a chi pensa ancora che le donne raccontino storie minori, siano protagoniste solo in seconda serata, non trovino spazio nella permanenza."

Il Festival si svolge sull’isola pedonale del Pigneto, presso la Biblioteca Goffredo Mameli, la Libreria Tuba e il Ristorante l’Infernotto.

Riccio partecipa attivamente: il 23 settembre alle 16.00 presso la Libreria Tuba  si terrà l'incontro "L'eleganza del riccio", una discussione sui canoni di bellezza e libertà delle donne con Alessandra Di Pietro e Igiaba Scego. Il programma è ricchissimo di iniziative: trovate l'elenco completo qui .

Non vediamo l'ora di vedervi, abbracciarvi e scambiarci consigli di libri!

 

#JustFiveThings: i cinque indispensabili del mio make up

Da qualche tempo sul web impazza l’hashtag #JustFiveThings: le cinque cose indispensabili. Il sistema viene applicato a molti ambiti: bellezza, cucina, salute.

Oggi vi indico i miei cinque fondamentali del make up, immaginando di essere in un luogo dove non esistono delle Sephora.

Protezione solare

Ok, forse sono un po’ ossessionata ma la protezione solare salva la pelle da macchie, segni d’invecchiamento e malattie ben più gravi. Quest’anno ne ho provate diverse in versione spray, le trovo più pratiche. La mia preferita? E’ della Roche Posay: invisibile, non occorre spalmarla e protegge benissimo.

Mascara

Come si può rinunciare a delle ciglia scerbiattose? Anche senza ombretto e eyeliner, lo sguardo può essere vivo e aperto. Il mio prediletto del momento? Il Better Than Sex di Too Faced che con il suo scovolino a farfalla allunga e infoltisce.

Burro di cacao

Detesto le labbra secche e disidratate. Per questo sono una consumatrice folle di burrocacao: adesso sto utilizzando il Bee’s wax lip balm di Burt’s Bees alla cera d’api, anche come impacco notturno.

Correttore

Sono portatrice sana di occhiaie da che ne ho ricordo. Per questo, anche quando non indosso il fondotinta, cerco sempre di coprirle. Mi piace tantissimo il Lock It di Kat Von D, disponibile in una miriade di colori.

Acqua profumata

Va bene, non è proprio un pezzo di make up ma nella stagione calda non riesco a farne a meno: quelle della Frais Monde sono senza alcool, fresche e delicate.

 

Quali sono le vostre #JustFiveThings?


SHUT UP AND TAKE MY MAKE UP! COME ESSERE SE STESSE MA MEGLIO

di Tamara Viola

Una donna dalla chioma sobria. Socializza molto, online e offline. Puoi leggere i suoi deliri su Citazionisti Avanguardisti.

Nel tempo libero si imbelletta, legge e fa parlare i biscotti.

 

 

Riviera: ricchissimi e tendenzialmente molto loschi

10 Cose che odio di te l’avete presente tutti, GIUSTO?

Ecco, Julia Stiles è diventata grande e dopo film di dubbio gusto (Omen, molta paura) è approdata su una nuova serie tv prodotta da Sky dove la gente è ricca ma ricca da far schifo, frequenta le aste di quadri perché i soldi veri girano lì e gli uomini muoiono su barche di millemila metri in circostanze sospette mentre ragazzine si lanciano nude in mare.

Riviera è un thriller, ci sono misteri dappertutto e nel cast spuntano personaggi indimenticabili tipo l’Irina Derevko di Alias e Simon di Misfits che poi vabbè ha fatto pure GOT ma anche un po’ che due palle.

Tutto il pilot è il cliché del cliché, c’è l’ex moglie cattivona ricchissima (Irina!), la nuova moglie giovane odiata ma anche amata (Julia Stiles aka Georgina), i tre figli tra cui la ragazzina problematica che si taglia le braccia, il ragazzo che uuuh chissà cos’ha da nascondere ed il tossico ma con stile che ha successo, Ferrari e kg di bamba.

Il padre di questi tre casi umani è quello che muore nelle circostanze di cui sopra e dopo 8 minuti di puntata è chiaro che c’è del losco in riviera.

La cosa mega ridere di tutto ciò è soprattutto il fatto che l’ambientazione è, appunto, nella riviera francese fatta di green screen e gente che parla francese.

Tutto trashissimo ma che vuoinonvuoi ti fa venir voglia di sapere come andrà a finire. E allora sì, bravi tutti!

Ps. “nemmeno un po’, nemmeno un pochino, nemmeno niente”. Sipario, applausi.


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

LA FAVOLOSA RUBRICA SPIN-OFF DI IO VERAMENTE GUARDA

di Francesca Giorgetti

29 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie anche su Io Veramente Guarda.

Cinque modi per sopravvivere al ritorno dalle vacanze

La fine delle vacanze ti rende una drama queen? Non temere: qui ci sono cinque consigli per sopravvivere al ritorno in città.

Fai la turista nella tua città

A Roma si sa, basta una passeggiata per sentirsi subito immersi nella storia. Durante l’anno è difficile godersi le iniziative proposte a causa dei troppi impegni e ci sono milioni di cose da fare che possono renderci felici. Sapevi che Piazza di Spagna nasconde un piccolo segreto? Proprio accanto alla scalinata, c'è un delizioso museo. È la Keats-Shelley House, che parla del legame tra Roma e i grandi autori del romanticismo inglese. Il museo è aperto tutti i giorni, dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 14 alle 18, tranne la domenica.

Cambia un’abitudine

Fai colazione tutte le mattine nello stesso bar? Percorri sempre la stessa strada per andare a lavoro? Domani sperimenta: prova il cappuccino di quel caffé stupendo, chiedi a google di ricalcolare il percorso, basta pochissimo per scoprire qualcosa di nuovo!

Lavora al tuo progetto del cuore

Il tuo cassetto straripa di sogni abbandonati? Bene, è giunto il momento di realizzare almeno uno! Iscriviti a quel corso di fotografia che ti piaceva tanto o comincia a programmare il viaggio che hai sempre voluto fare: avere un obiettivo personale da curare renderà le giornate più leggere e serene.

Prenditi cura di te

Se le doppie punte hanno cominciato a parlarti o la pelle del viso tira regalati una coccola speciale: una seduta dal parrucchiere per cambiare look e una maschera idratante ti faranno sentire subito bellissima!

Organizza un picnic

Roma è ricchissima di parchi e le giornate sono splendide: approfittane per organizzare un picnic con gli amici! Bastano una coperta e un po’ di cibo delizioso, da preparare a casa e portare in un bel cestino. Se invece non hai voglia di pensare a tutto, a Villa Pamphili trovi Vivi Bistrot per un picnic indimenticabile!

 Ti senti già meglio, vero? :)

Ozark: Jason Bateman sposami

Ne è passato di tempo da Arrested Development, la cosa più bella mai andata in onda nell’Universo Mondo. Adesso Jason Bateman è ancora più favoloso di prima e ha deciso di strafare: in Ozark fa tutto lui e pensa, lo fa pure bene.

In parecchi parlando della nuova serie Netflix hanno buttato in mezzo Breaking Bad perché sì ok personaggio buono che si deve reinventare perché sennò sono cazzi, ma per ambientazione, fotografia e regia tutto in Ozark urla più che altro Bloodline (sempre di Netflix), se proprio vogliamo trovargli un parente.

Se invece ce ne sciacquiamo e ce lo godiamo per quel che è, i 10 episodi sono, oltre che belli e scritti ed interpretati splendidamente, pure molto lenti, ma quella lentezza che fa bene nel 2017 dove "eeeh 30 minuti e già ho capito tutto sì chiaro ok che mi frega delle puntate dopo".

Insomma la lentezza delle cose che un po’ ci mettono ad entrare nel vivo ma ehi, quando lo fanno non ce n’è per nessuno.

Se siete orfani di quel tipo di narrazione un po’ per grandi, quella che devi seguire e che non puoi star lì a guardare twitter nel frattempo, ecco, Ozark diventa una cosa molto ma molto bellissima. E Jason pure come regista spacca MA IO NON AVEVO DUBBI JASON TI RICORDI DI ME IO TI VOLEVO SPOSARE GIA’ ANNI FA CIAO RINTRACCIAMI.


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

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29 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie anche su Io Veramente Guarda.

Fare sport per trovare il coraggio

Quando ho corso la mia prima mezza maratona (21 chilometri) ho creato una playlist dal titolo “Il coraggio di presentarsi alla linea di partenza”.

Nei mesi precedenti alla gara stavo sperimentando un misto di adrenalina e paura che fino al giorno prima, a chi mi chiedeva se stessi correndo così tanto per un motivo specifico, spiegavo che “in teoria” mi ero iscritta a una gara, in pratica chissà, non ero così sicura di andarci. Avevo una paura matta di non riuscire a finirla. Di fermarmi prima, di esplodere dopo 10 chilometri anche se una volta ne avevo già corsi 15 ed era andata bene. 
L’anno in cui ho scoperto la corsa ogni piccolo traguardo mi ha fatto scoprire di poter superare tutti i limiti in cui mi ero auto definita: “non hai fiato”, “non sei una sportiva”,  “le cose importanti a cui dedicare il tempo per una persona come te sono altre”. Chilometro dopo chilometro invece ho scoperto molto altro: dopo che inizi a calcolare la corsa in minuti (“non mi sono fermata dopo 30!!), passi poi ai chilometri e infine a riconoscere che sulla stessa distanza, se ti alleni con frequenza, puoi migliorare la velocità.

La paura per i miei primi 21 chilometri si è trasformata in gioia pura una volta arrivata al traguardo, una gioia che ho riprovato quest’anno quando ho percorso in allenamento i miei primi 36 chilometri in preparazione alla maratona di Roma. Durante i 36 ho avuto di nuovo paura, paurissima di non farcela. Volevo fermarmi, chiamare un taxi che mi portasse a casa, non capivo perché mi ero messa in testa di voler fare una maratona, 42 km. “È assurdo, continuavo a ripetermi, ti sei cacciata in questo pasticcio da sola, te ne rendi conto?”. Il cervello si è divertito per parecchi chilometri a tentare di scoraggiarmi.  
Poi invece li ho finiti e una volta a casa ho pianto di gioia. Il coach mi ha scritto “per me sei una maratoneta già oggi” e lì ho capito che la gara sarebbe stata una festa.

Vi racconto questo perché la paura è inevitabile quando affronti una nuova esperienza. Anzi, è persino sana. Se ho paura valuterò attentamente ogni variabile e sarò pronta ad affrontare tutti gli imprevisti (quelli che posso controllare, è chiaro). Provare paura è questione di sopravvivenza, di mantenere una certa distanza davanti al pericolo. L’unico problema è che può impedirmi di fare qualcosa solo perché mi fermo prima di affrontarla, e di accettarla come parte dell’esperienza.

Elizabeth Gilbert, l’autrice di Mangia Prega Ama, in un libro dedicato alla creatività scrive che la paura è fondamentale per il suo lavoro. Che ogni volta che sta per intraprendere un nuovo progetto la porta con sé, come fosse il passeggero di un viaggio in bla bla car. “L’importante è non mandarla alla guida”. 

Allenarsi per uno sport che mi sfida a superare i miei limiti è allenarsi a trovare il coraggio, sempre. Non ci si può pentire di prendere questa strada.


SHOOT THE RUNNER

di Donata Columbro

Giornalista e consulente digitale con una missione: aiutare le storie a incontrare i lettori. Scrive di Africa e attivismo digitale su  InternazionaleWired ItaliaVita.it. Corre per godersi Roma quando non c'è nessuno per strada e lo racconta spesso su Snapchat (@dontyna).

Make up adesivo: Violent Lips

Con l’estate la voglia di truccarsi si riduce a zero: la sola idea di spennellarsi il viso con fondotinta, ombretti e quant’altro ci fa impazzire e aneliamo un minimo di abbronzatura che ci permetta di portare il viso nudo e magari, si spera, sudare un po’ meno.

Dagli Stati Uniti però, arriva una nuova tendenza: quella del trucco adesivo.

Le sorelle Isabella and Sophia Haddad hanno fondato nel 2011 la Violent Lips, azienda di make up tutta dedicata al trucco trasferibile, come concetto molto simile ai tatuaggi temporanei Paperself di cui vi avevo raccontato qui (sono bellissimi d’estate!).

La Violent Lips ha una serie di combinazioni di rossetti particolarissime e adesso alla collezione si sono aggiunti anche i trasferibili per gli occhi, a metà fra la linea di eyeliner Winehouse style e l’ombretto.

Usarle è semplicissimo.

Cosa vi serve? Un paio di forbici, del cotone inumidito con un po’ d’acqua, uno specchio e i vostri Violent lips/eyes.

Occorre prenderci la mano ma trovo che siano una bella soluzione in questi mesi caldissimi per dare un tocco di colore agli occhi e alle labbra.

Durano dalle quattro alle otto ore e possono essere eliminati con l’uso di un olietto o semplicemente tirando via la stringa.

Sul loro sito, oltre alla lista di prodotti, trovate anche dei mini tutorial che vi aiutano ad applicarli al meglio.

I prodotti non sono testati sugli animali, sono adatti ai vegani e sono prodotti al cento per cento negli Stati Uniti.

Potete acquistarli online sul loro sito o nelle Sephora statunitensi.

Chi l’avrebbe mai detto che appiccicare le figure sull’album di Beverly Hills sarebbe tornato utile un giorno!


SHUT UP AND TAKE MY MAKE UP! COME ESSERE SE STESSE MA MEGLIO

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Hai già preparato la tua valigia?

Sei iscritt* alla nostra newsletter? Qui ti riportiamo i consigli dell'ultima che abbiamo inviato; se ti piacciono e ti sono stati utili basta un click: ogni mese nella tua casellina di posta ti aiutiamo a risolvere i piccoli grandi dilemmi del quotidiano. Abbiamo inviato anche un regalo: una fantastica packing list realizzata dalla nostra graphic designer Alessandra Meneghello; è utilissima per organizzare la valigia senza dimenticare proprio niente!

 

Non stiamo più nella pelle: dopo un lungo anno di lavoro finalmente ci godiamo le nostre meritate vacanze!
Il salone resterà chiuso dal 13 al 21 di agosto: tutti abbiamo destinazioni diverse ma prima di darci alla pazza gioia, ti lasciamo qualche consiglio utile per prenderti cura dei tuoi capelli anche in vacanza, in modo semplice e veloce.
Come dice sempre il nostro Andrea, hair stylist junior, "i capelli vanno difesi, non rimpianti"!

Consiglio #1
La scarsa idratazione è nemica dei tuoi capelli: che tu sia in montagna o al mare, usa sempre un cappello, un foulard o un turbante: fa molto diva e ti tiene al riparo dai raggi UV. Non dimenticare la protezione solare per viso e corpo!

Consiglio #2
I prodotti in spray sono la salvezza: noi ti consigliamo il SU hair milk di Davines: idrata, è leggero, contiene dei filtri che ti proteggono dai raggi UV e può essere usato sui capelli asciutti o bagnati. Ha un profumo celestiale!

Consiglio #3
Scegli shampoo e conditioner giusti: avrai i capelli sempre morbidi, il colore durerà a lungo e il crespo avrà vita durissima. Se hai bisogno di un consiglio personalizzato scrivici: saremo felici di consigliarti i prodotti per giusti per le tue esigenze. Intanto, tre fra i nostri preferiti della famiglia Essential Care: Love per capelli ricci, Minu per capelli colorati e Nou Nou per capelli sfruttati.

Consiglio #4
Phon e piastra: aiuto! Se puoi, lascia che i capelli si asciughino all'aria ma non dimenticare di coccolarli. Ti basterà usare uno spray protettivo e metterli in piega realizzando delle trecce o uno chignon morbido: avrai delle onde bellissime il mattino seguente!

Consiglio #5
Se lavi i capelli troppo spesso puoi indebolirli: le creme lavanti fanno al tuo caso. Non sono schiumogene e non hai bisogno del conditioner dopo. Una bella soluzione, vero? :)

Consiglio #6
Goditi queste giornate. Sorridi, balla, nuota, corri, leggi, divertiti: questo tempo è solo tuo e ti serve per tornare in città con tanta energia.
 

Love storage, le scatole dei ricordi

Le abbiamo tutti, almeno una: impilate e nascoste in un angolo dell'armadio o dimenticate in soffitta, le scatole che contengono i ricordi delle nostre storie passate.

Sì, parliamo di ex. Dopo una rottura, dopo i pianti, le parolacce (se le sono meritate, eh!), dopo i summit con gli amici, arriva finalmente il momento in cui riusciamo a guardare alle cose con distacco. E allora tiriamo via tutti gli oggetti che hanno fatto parte di quel periodo; spesso, presi da un impeto alla Marie Kondo, li buttiamo via, altrettanto spesso capita di mettere tutto in una scatola, perché, ehi, c'è un po' di quello che siamo stati lì dentro.

Da questa idea nasce il progetto Love Storage : l'intento è quello di raccontare storie d'amore attraverso cinque oggetti simbolici e pochi altri elementi: una città, una canzone. Il tutto in forma anonima: non c'è spazio per il gossip, solo per l'amore.

I creatori sono Lucia, 26 anni, siracusana e Flavio, 28 anni, romano. Si raccontano attraverso parole e foto e spesso collaborano insieme. 

Avete voglia di contribuire al progetto con la vostra storia? Sul sito troverete tutte le indicazioni per partecipare.

Sbirciate le scatole degli altri, immergetevi in questa atmosfera romantica e malinconica: li trovate anche sui social, facebook e instagram

Vi piace? A noi tantissimo! 

Riccio va in vacanza!

Cari tutti, adorati clienti,

si avvicina quel favoloso periodo dell'anno in cui siamo tutti più belli, più rilassati, più sfavillanti: le vacanze!

Ci riposiamo anche noi: il salone resterà chiuso dal 13 al 21 di agosto.

Stiamo preparando tante novità per la nuova stagione: siete curios*?

Non dimenticate di seguirci sui nostri socialini e di iscrivervi alla nostra newsletter: arriva una volta al mese e contiene tanti consigli e dei regali! Siete ancora in tempo per ricevere la prossima: ci si iscrive qui

Enjoy the summer! 

Gipsy: Naomi Watts psicologa molto poco professionale

Yup, Netflix ne ha sfornata un’altra: Gipsy.

Protagonista la seconda australiana più favolosa del cinema, la dottoressa Naomi Watts (sorry, con Nicole Kidman non c’è gara) nei panni di una psicologa bona che non gliela fa a mantenere il distacco coi suoi pazienti.

Ne ha uno che si è appena lasciato sta malissimo è depresso? Ma perché non diventare amichetta della sua ex che lo sta facendo disperare e magari instaurare una relazione un po’ torbida e tendente al lesbo già dal primo frame? Che bella idea!

La Watts ha una vita apparentemente normale, una casa favolosa in un quartiere altrettanto, un bel lavoro, un marito belloccio (Billy Crudup), una bellissima figlia dal nome Dolly (potenzialmente affetta da disforia di genere, tema che mi auguro tratteranno in maniera carina, altrimenti NON LE SCRIVETE LE COSE) e un fisico di Cristo che sfoggia con nonchalance nei suoi completini. Però tutto ciò non le abbasta, e quindi si infila nelle vite dei suoi strani pazienti per uno scopo poco comprensibile.

Il pilot è un MAH continuo, non è brutto ma manco bello, i dialoghi non fanno schifo ma non sono interessanti, i personaggi uuuhh misteriosi non lo sono manco per niente ed è tutto un po’ gratuito, lento ed inneggiante allo sticazzi.

Insomma, si dovesse giudicare solo del pilot sarebbe un big no no.

 


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

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29 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie anche su Io Veramente Guarda.

10 libri da leggere in vacanza

Estate: tempo di vacanza, di lunghe nuotate, di sole, di riposo. Abbiamo finalmente un momento tutto per noi: perché non approfittarne per leggere un buon libro?

Qui te ne suggeriamo dieci, ce ne sono per tutti i gusti!

Alta fedeltà, Nick Hornby, Guanda

Questo è il libro perfetto se ti piace la musica: è ambientato a Londra negli anni ‘90. Il protagonista è Rob Fleming che gestisce un negozio di dischi sull’orlo del fallimento. E’ stato anche piantato dalla sua donna: insomma, il momento giusto per fare un po’ di analisi sulle sue relazioni. Spassoso ma profondo, pieno di riferimenti musicali, non vi deluderà.

Open, Andre Agassi, Einaudi

Lo sport non ti piace, per te il tennis è solo strabismo di venere? Questa autobiografia ti farà ricredere. Scritta dal campione Agassi con il giornalista premio Pulitzer J. R. Moehringer, è il racconto della vita di un grande atleta. Delicato, romantico, persino commovente: un buon modo per sentirsi sportivi senza sudare.

Americanah, Chimamanda Ngozi Adichie, Einaudi

Una giovane donna nigeriana, emigrata negli Stati Uniti per frequentare l’università di Princeton, decide di tornare al suo paese d’origine. Meraviglioso è l’avvicendarsi della storia d’amore con il suo compagno di liceo Obinze sullo sfondo dei cambiamenti e delle difficoltà culturali. La Adichie, durante un Ted Talk, ha pronunciato un discorso meraviglioso sulla necessità di diventare femministi, che è diventato poi un libro: guardatelo, è di grande ispirazione.

La più amata, Teresa Ciabatti, Mondadori

Un romanzo di formazione, di disprezzo, di mistero, il racconto di una magnifica ossessione: ne abbiamo parlato qui. Superbo.

Manuale per ragazze di successo, Paolo Cognetti, minimum fax

Una raccolta di racconti: sette ritratti di donne che si scontrano ogni giorno con la disperazione del presente. La scrittura di Cognetti è appuntita e asciutta e ci accompagna nel percorso di ritrovamento o di perdita della felicità.

L’arminuta, Donatella Di Pietrantonio, Einaudi

Un romanzo familiare, la storia di un ritorno alle origini: delicato e struggente, è un viaggio alla scoperta di sé. Indimenticabile.

Born to lose, Nicoz Balboa, Coconino Press

Un fumetto autobiografico della tatuatrice e blogger che si divide fra Roma e Parigi. Si rimane subito impigliati nella storia di Nicoz, ci si riconosce. Le tavole sono caotiche e bellissime e le forme di donna perfettamente riconoscibili. Adorabile.

Una storia nera, Antonella Lattanzi, Mondadori

Nella lista non poteva mancare un noir, per di più se magistralmente scritto. La storia di una coppia, separata, che si ritrova a cena per festeggiare il compleanno della figlioletta di 3 anni. Sembra tutto perfetto, le violenze e la gelosia quasi dimenticate, ma… Sorprendente.

Grande era onirica, Marta Zura Puntaroni, minimum fax

E’ il romanzo dell’esordio della blogger Una Snob. Profondissimo e tagliente, racconta la storia di Marta, una giovane donna intrappolata in amori assurdi e sbagliati, in rituali per scacciare l’ansia, sullo sfondo di Parigi, Siena e i boschi delle Marche. Un piccolo gioiello.

Madame Bovary, Gustave Flaubert, Garzanti

Leggere un classico: non è questo che ci ripromettiamo tutti di fare quando arriva l’estate? E’ la storia di Emma, una giovane donna fragile e intrisa di romanticismo, che sposa un medico. Presto la vita coniugale viene risucchiata dalla noia, dalle aspettative falsate della giovane. Sempre attuale.

Come trovare il tempo di praticare sport tutti i giorni, o quasi

Come praticare sport tutti giorni? Non basta due volte a settimana, o al massimo tre, quando devi smaltire le lasagne della domenica? Certo, può darsi. Ma qui non voglio definire la “quantità” minima di esercizio fisico che può farti stare bene. Quella la devi decidere tu - magari insieme a un personal trainer o a un allenatore a cui non voglio assolutamente sostituirmi.

È che mi sono resa conto, anche in questo mese in cui sono in pausa dalla corsa per una fastidiosa tendinite, che ormai pratico sport quasi tutti i giorni. Disclaimer, perché non vorrei che pensassi che io abbia una quantità di tempo libero esagerata: ho un lavoro che mi impegna full time, una vita sociale a cui tengo, viaggio una volta a settimana su e giù per l’Italia e questo rende anche difficile organizzare la mia routine sportiva. Fine disclaimer.

Innanzitutto, di che sport stiamo parlando? Quando mi alleno corro 3-4 volte a settimana a cui si aggiungono 1-2 sedute in piscina più 1 di potenziamento. Ora sto nuotando, ma soprattutto mi diletto con addominali, plank ed esercizi per migliorare la core stability, che aiutano qualsiasi runner a migliorare la postura e quindi evitare il prossimo infortunio. In più, lo stretching, che da quando ho scoperto che contribuisce alla formazione della massa muscolare mi sta molto più simpatico.

Sono esercizi che mi prendono dai 3 ai 40 minuti, a seconda di come prevedo si svolgerà la mia giornata. La mia fonte di ispirazione sono i video della Bowflex, marca di attrezzi da palestra. La mia playlist addominali è questa, se vi serve uno spunto.

“Ma devo farli proprio tutti i giorni”? Be’, dipende.

Srotolando il tappetino per il mio allenamento quotidiano, mi rendo conto che lasciar passare una giornata senza aver dato attenzione al mio corpo facendogli fare un po’ di fatica - dopo aver stressato il cervello per tutto il giorno - può peggiorare anche la mia qualità del sonno. Perché la fatica mentale accumulata si trasforma in fatica fisica e diventa molto più semplice da gestire, anzi, aiuta pure a dormire meglio. Al mattino invece aiuta moltissimo a trovare le energie che credi di non avere finché non bevi un caffè. In realtà, l’energia puoi autoprodurla con l’attività fisica.

Come dice la voce dell’istruttore dei video della Bowflex, Tom, “ormai non è più questione di allenarsi ore e ore in palestra, bastano 3 minuti qui e 5 minuti là”. E continua: “È tutto quello di cui hai bisogno, 3 minuti, qualità invece che quantità”. Certo, Tom è convincente. Chi non ha 3 o 10 minuti durante tutta la giornata?

C’è un esperimento di cui parla il giornalista Olivier Burkeman su Internazionale, quello di concatenare le abitudini, che può aiutarci: “L’idea è quella di scegliere qualcosa che facciamo senza eccessiva difficoltà, come lavarsi i denti, e collegarlo a una buona abitudine che vogliamo acquisire: per esempio, mettere la protezione solare. Impilare abitudini è la sua versione avanzata. Fate una lista di piccole abitudini che non richiedono più di cinque minuti ciascuna e trenta minuti in totale”.

Puoi replicare l’esperimento anche tu. Appena ti alzi, mentre la caffettiera è sul fuoco, perché non stendere il tappetino vicino al tavolo della cucina e fare tre minuti di plank? Cominciare con tre minuti al giorno, poi aumentare. O tenere tre minuti nelle giornate più piene e aumentare fino a venti in quelle più libere.

Prova per una settimana, è già abbastanza per creare una dipendenza. Di quelle buone però :)


SHOOT THE RUNNER

di Donata Columbro

Giornalista e consulente digitale con una missione: aiutare le storie a incontrare i lettori. Scrive di Africa e attivismo digitale su  InternazionaleWired ItaliaVita.it. Corre per godersi Roma quando non c'è nessuno per strada e lo racconta spesso su Snapchat (@dontyna).

Glow: scaldamuscoli here we come!

Dopo Orange is the new black, Girls, Big Little Lies ed il compiantissimo Pretty Little Liars (spero che abbiate tutti pianto le vostre lacrime per il finale altrimenti vergognatevi), DIO GRAZIE sui nostri schermi è apparsa un’altra serie con un cast quasi totalmente femminile.

We’ve got the power, bitches!

Glow è ambietato negli anni ’80, parla di un gruppo di attrici mezze fallite che si trovano a lavorare per una serie tv delicatissima: Glorious Women Of Wrestling. Donne che fanno wrestling, appunto. E per farlo sono in calzamaglia, scaldamuscoli, costumini fucsia e con in testa quelle terribili fasce per capelli.

Protagonista quasi assoluta è Allison Brie, che i più nerd spero ricorderanno per quel capolavoro bistrattato di Community. Di strada la dottoressa ne ha fatta, ma più che altro ha perso kg di cui almeno 6 nelle tette. You go girl!

La prima scena del pilot è già una delle cose più belle scritte in questa stagione e, da sola, vale la visione della puntata.

Se però non vi bastasse, sappiate che ci sono diversi altri motivi, primo fra tutti i costumi, ovviamente. Sono tutte delle piccole Jennifer Beals in Flashdance ed è un attimo che quegli outfit improbabili tornano di moda quindi stiamo tutti molto, molto attenti.

Per una botta di femminismo e per una televisione migliore, recuperatene.

La trovate su Netflix dal 23 giugno ed è tutto un sacco colorato!

 


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

LA FAVOLOSA RUBRICA SPIN-OFF DI IO VERAMENTE GUARDA

di Francesca Giorgetti

29 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie anche su Io Veramente Guarda.

Come sopravvivere all'asciugacapelli

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Oggi vogliamo raccontarti la storia dello strumento che più utilizziamo durante il nostro lavoro: il phon! Nasconde insidie ma regala anche tante gioie. Scopriamole insieme.

L'invenzione del primo metodo di asciugatura dei capelli si deve ad uno stilista francese, Alexandre Ferdinand Godefroy, che nel 1890 creò un aggeggio composto da un sedile e un cappuccio, collegato ad una stufa a gas. Scomodo e poco pratico, rimandava aria poco più calda di quella presente nell'ambiente circostante ma, ehi, per fortuna da quel momento in poi, questo strumento ha fatto molta strada!

Pur essendo indispensabile per creare uno styling perfetto, se utilizzato male può danneggiare i nostri capelli, rendendoli secchi e poco brillanti.

Queste sono le nostre dritte per un buon utilizzo.

Non usarlo mai sui capelli zuppi di acqua

Dopo aver applicato e risciacquato il tuo balsamo, tampona dolcemente i capelli. Meno acqua significa un minor tempo di asciugatura e meno stress per le tue radici.

Asciuga bene i capelli

Prima di procedere con lo styling usando la spazzola, asciuga bene i capelli usando la temperatura più bassa del tuo phon.

Usa prodotti che proteggono i capelli

Per un'asciugatura più rapida e per proteggere i fusti, usare un buon prodotto protettivo è una regola fondamentale. Noi amiamo questo spray di Davines che li rende morbidi, setosi e profumati.

Tieni il phon alla giusta distanza

Usa il tuo phon senza tenerlo troppo vicino al cuoio capelluto e muovilo a seconda della necessità. Quando sei pronta per lo styling, dividi i capelli in piccole ciocche e dai calore dalla radice alle punte. In questo modo scongiurerai l'effetto crespo!

Capelli lisci?

Applica al tuo strumento il beccuccio che trovi in dotazione e dirigi il calore dall'alto verso il basso, avvolgendo le ciocche nella spazzola e tirandole verso le spalle.

Capelli ricci?

Usa il diffusore: applica un prodotto che ricrei il riccio naturale e raccogli i boccoli all'interno del diffusore, senza toccarli troppo con le mani. Non massaggiare le radici: l'effetto balla di fieno è sempre in agguato!