La corsa è una fregatura. Lo penso mentre metto la crema sui lividi che mi sono rimasti sulle gambe dopo i massaggi dell’osteopata. Mentre guardo le ferite della fascia cardio sul torace e sulla schiena per lo sfregamento contro la pelle dopo il lungo da 28 chilometri. Mentre impacchetto di argilla la tibia dolorante prima di andare a dormire.
“Ma come, non sei qui per motivarmi a fare sport?”, potrebbe chiedersi la lettrice in cerca di ispirazione per alzarsi dal divano e fare un po’ di movimento.
È che io e la corsa al momento siamo in una relazione complicata: la passione iniziale si è trasformata in dipendenza, ossessione, poi quasi noia, e infine il senso ritrovato, la motivazione forte della maratona. E ora? Corro da quattro anni e mi sembra che io e lei oggi parliamo un linguaggio diverso. Quando ci frequentiamo litighiamo. Io principalmente tengo il broncio. O comunque scappo quando le cose diventano difficili.
La colpa credo sia sempre sua: la maratona.
Un investimento emotivo prima che fisico. Gli allenamenti lunghi, che ti danno tutto il tempo per pensare e meditare, meditare e pensare: "ma chi me lo ha fatto fare"?
Uscire con il caldo e con il freddo. Anche in vacanza. Anche quando hai dormito poco.
La fisioterapia, che pure costa i suoi soldi.
Il potenziamento, perché gli esercizi - addominali, piegamenti, squat - per mantenere una buona postura non te li toglie nessuno, almeno una volta a settimana.
Quando qualcuno mi scrive per raccontarmi che ha appena cominciato a correre penso "beato lui". Come quando ti fidanzi. Che batticuore a ogni appuntamento!
Io invece mi ritrovo a pensare alle “altre”: la bici, la canoa persino. O, affronto supremo, la camminata veloce!
“E quindi vi lasciate?”
Be’ non sono una che molla alla prima crisi. È che comunque mi tiene legata. Perché la corsa conosce certi lati di me come nessun altro. Me li fa vedere, me li mette davanti a ogni sudato allenamento. Credo sia un modo carino per dirmi che posso essere meglio di così, e mi indica la strada per provarci.
La corsa è una fregatura. Eppure sono ancora qui.
SHOOT THE RUNNER
di Donata Columbro
Giornalista e consulente digitale con una missione: aiutare le storie a incontrare i lettori. Scrive di Africa e attivismo digitale su Internazionale, Wired Italia, Vita.it. Corre per godersi Roma quando non c'è nessuno per strada e lo racconta spesso su Snapchat (@dontyna).