Il diritto all'indecenza - Una pornoattivista al mare

La mia estate da emigrante si compone di almeno due fasi ben distinte: la visita alla famiglia d’origine nella madrepatria e l’ormai tradizionale vacanza in campeggio in una amena località della Costa Brava, litorale del nord della Catalunya che arriva al confine con la Francia. Sono ormai 6 anni che con mia figlia e suo padre rispettiamo religiosamente il precetto “Stessa spiaggia, stesso mare”: siamo una famiglia poco tradizionale e il fatto di tornare ogni anno nello stesso luogo di villeggiatura (dove soprattutto la bambina ha coltivato delle amicizie) ci garantisce una stabilità che rende la vacanza molto rilassante - tutto ormai funziona quasi in automatico.

Io in realtà non amo particolarmente campeggiare. Quando ero piccola la vacanza in campeggio aveva un ineguagliabile fascino e il fatto che adesso mi trovi incastrata da adulta in un sogno bambino lo devo forse a quel “Dio della febbre” (cit. ZeroCalcare) che esaudisce i desideri a scoppio ritardato.

Con la mia famiglia d’origine le vacanze erano nella casa di montagna di mia zia e l’unico punto in comune che avevano con le vacanze in campeggio era la mancanza di privacy - la condivisione dell’intimità era un fatto naturale e scontato e quando le ricordo oggi, ammantate del romanticismo della memoria, mi chiedo quale meraviglioso equilibrismo emotivo ci tenesse allegri quando dormivamo quasi una sull’altra e con un bagno solo per 10 persone.

Il campeggio, per me che come Hugh Hefner ho la tendenza a fare qualsiasi cosa dal letto, non è solo scomodo, a volte è proprio tragico. Ma il punto più alto del fastidio è relativo alla convivenza forzata con le famiglie vicine di tenda e al fatto che in questa prossimità devo adeguarmi al comune senso del pudore, ovvero ricordarmi di fare finta che ci sono parti del corpo di cui mi vergogno. Perché io invece non mi vergogno…

A pensarci bene, la vacanza al mare è un po' il festival della vergogna. Innanzitutto, ti devi vergognare delle parti del corpo che ci si aspetta tu tenga coperte: i genitali, il culo, i seni. Poi se hai qualche chilo di troppo (o di meno), devi vergognarti pure un po’ di più. Poi devi vergognarti dei peli, se non ti sei depilata bene o (anatema!) non ti sei depilata affatto. Poi se hai qualche “imperfezione” fisica, tipo cellulite, smagliature, brufoli e via discorrendo, Uh che vergogna. Poi se hai le mestruazioni - oltre alla molestia di dover trovare un bagno o infrattarti alla meglio per controllare ciclicamente le tubature - pure quello, che vergogna!

Poi se arrivi alla spiaggia col colorito bianco-verdino da animale urbano, che per caso non vorrai vergognarti un po' anche di quello?

Io sono una ragazza fortunata: a parte gli anni ingrati dell’adolescenza (in cui mi vergognavo di esistere) il sistema della vergogna sono riuscita a contestarlo e a demolirlo appena raggiunta l’età della ragione per puro ribellismo, anche prima che il femminismo mi fornisse gli strumenti per capire quanto c’era di politico nell’oppressione che ci vuole imbrigliate in modelli di decenza selettivi e di bellezza inarrivabili.

Eppure ancora soffro. Soffro per empatia, per tutte le altre per cui una giornata sulla spiaggia diventa una sfida con se stesse: quelle insicure, quelle fuori forma e fuori misura, quelle strane, quelle i cui corpi mettono in discussione l’idea binaria di femminile/maschile. Per loro una giornata in spiaggia puó diventare un incubo di sguardi indesiderati, commenti fastidiosi a mezza bocca quando non direttamente insulti a scena aperta.

E soffro pure per me, quando tornata dalla spiaggia arrivo alla mia tenda e vorrei tranquillamente togliermi il costume e infilarmi l’accappatoio per raggiungere la doccia - e invece nella tenda ci devo entrare per nascondermi e cambiarmi al riparo dagli sguardi. Perchè non farlo, in un contesto “familiare” (eteronormato) è considerato poco meno che un atto di pornoterrorismo. Una provocazione che compiace il maschio (etero) che si sente invitato a una festa esclusiva - come se non avesse mai visto due sise in vita sua - e che irrita mortalmente la sua compagna/fidanzata/moglie/accompagnatrice varia ed eventuale.

Per fortuna in Catalunya, almeno sulla spiaggia, il livello di controllo sui corpi è più blando che in Italia (ho un po' il polso della situazione perché come ho detto, parte delle vacanze estive le passo in Italia - e al mare, non più nella casa di montagna di mia zia che l’ha sfracellata il terremoto).

Qua nella terra dove un giorno trionfò l’anarchismo politico (purtroppo per molto poco) ci si può discretamente cambiare il costume direttamente in spiaggia o stare addirittura in topless senza temere una denuncia per oltraggio al pudore o di essere chiamate Buttane! (Mondello, giugno 2018 - testimonianza di Ada, milanese residente all’estero da almeno un decennio che me lo raccontava ad occhi sbarrati, ancora incredula).

Poi sono abbastanza diffuse le spiagge nudiste, che per una svergognata professionale come me sono un’idea di paradiso: spazi in cui esiste un tacito patto di rispetto dell’altrui corpo, per cui puoi essere magra, grassa, pelosa come una scimmia o glabra ma generalmente non ti si fila nessuno.

E io lì posso finalmente godermi il diritto all’indecenza, spiattellandomi a gambe larghe davanti al mare e lasciando che la brezza mi sfiori il sesso senza la benché minima preoccupazione della soglia del pudore altrui: la spiaggia è grande e si può guardare altrove, invece chi vuole può pure mettersi a guardare, gli regalo una lezione di anatomia gratis basta che non mi vengano a chiedere dettagli perché non sono in servizio, quello che cerco è riposo assoluto e un contatto profondo con la Natura.

Lo chiarisco, perché non vorrei che il mio discorso suonasse normativo al contrario: io sono dell’idea che ognuna si espone come può e vuole. Non è obbligatorio denudarsi né spiattellarsi, a me piace farlo e mi sono ritagliata una dimensione in cui non devo fingere di avere un pudore. E la rivendico non come forma di provocazione ma come pratica libertaria.

Quello che però mi sento di ribadire forte e chiaro è che gli spazi di libertà dei corpi non sono garantiti, bisogna sempre conquistarseli e in qualche caso difenderli - e che è bene che soprattutto noi donne ci ricordiamo sempre che (come dice la mia saggia amica Valeria) “C’è da vergognarsi solo a fa’ del male”.


FRONTE DEL PORNO

di Slavina Perez

Pornografa femminista e (quasi di conseguenza) educatrice sessuale, Slavina vive tra l'Italia e la Spagna promuovendo attraverso spettacoli e laboratori una svergognata consapevolezza sui temi del corpo, del genere e del sesso. Su facebook con la pagina Intimidades Compartidas.

Festivalbar

È tutto un equilibrio sopra la nostalgia, questa è la verità. Le playlist dell’estate 2018 suonano così anni 80 e 90 che molti di noi della generazione nata proprio in quegli anni abbiamo avuto un sussulto. “Ma come?” Suoni, atmosfere, progressioni musicali. “Ma comeee?! Questa è roba che ascoltavo io!”. E subito il pensiero dell’aumento progressivo delle candeline sulla torta fa riflettere. Sì, siamo invecchiati. Sì, tante canzoni del 2018 somigliano a qualcosa che conoscevamo già. Sì, si moltiplicano programmi televisivi che provano a ricordarci gli anni più gloriosi del Festivalbar (il decennio dei Novanta, che domande fate) o rievocano epoche dolcemente perdute (come Techetecheté appuntamento fisso dell’estate di Rai1).

Il Festivalbar. Basta sillabarlo per risentire sulla lingua il sapore del Fior di Fragola del bar. Nulla ha condizionato i nostri ascolti in macchina, gli acquisti dei dischi, lo zapping frenetico sulla radio più del Festivalbar. Che era un festival itinerante sul serio, due mesi di date a cadenza regolare in alcune delle piazze e dei posti più belli d’Italia. L’Arena di Verona, se non ci fosse stato il Festivalbar, non avrebbe avuto quell’imprinting di nazionalpopolare che anni dopo l’ha sdoganata fino ad ospitare il trionfo di Calcutta. Parte tutto da lì e da quelle serate strapiene di ospiti di ogni tipo, da meteore sparite nel giro di una hit fino ai mostri sacri che sembravano planare sul palco per purissimo caso. Tutto rigorosamente in differita su Italia 1, che il sodalizio con la televisione contribuì a fissare il Festivalbar nell’immaginario collettivo. Era un appuntamento fisso, un momento di confronto, un modo per accedere ancora una volta ai tormentoni estivi. E il Festivalbar, nonostante tutto, ti costringeva a imparare quelle canzoni per restare al passo nelle discussioni con le amichette. Era più figo Gianluca Grignani in piena epoca post-grunge con quei cardigan alla Kurt Cobain, o Robbie dei Take That ingellato, fisicato e confezionato per il consumo di massa? Strappava più applausi Mare Mare di Luca Carboni, che già sapeva di nostalgia canaglia, o Tieni il tempo degli 883 che ci faceva agitare come (e peggio di) Mauro Repetto?

Dici “Festivalbar” ed è subito un profluvio di nomi: Jovanotti, Eros Ramazzotti, Pino Daniele, Raf. “Azz vacanze” di Federico Salvatore, che impararla a memoria era un’impresa. E poi i Vernice, i Dirotta Su Cuba, quei capelloni dei Dhamm che stavano almeno una volta al mese pure su Cioè. E che dire della marea di hit eurodance che cantavamo maccheronicamente, da Rhythm Is A Dancer degli SNAP a The Rhythm Of The Night di Corona, che anni dopo avremmo scoperto essere una finta cantante (le prestava la voce l’italianissima Jenny B), o What Is Love? di Haddaway che era il riassunto perfetto della carica di quegli anni, che l’amore mica lo sapevamo cosa fosse, eppure già ce lo chiedevamo. Strange World, come cantava l’ambiguissimo e poi sparito Ké. E rincorrevamo gli spiccioli in tasca per ascoltare sul jukebox del campeggio, del bar, della spiaggia quelle canzoni che ci facevano sognare. O soffrire, a scelta. Che la quota tristezza suprema non mancava mai: citofonare Marco Masini, Paolo Vallesi o Massimo Di Cataldo. Ma ci piazzavamo serenissime sotto il Lemon Tree dei Fool’s Garden e passava tutto. I wonder how, I wonder why.


MUSIC IS MY RADAR

di Arianna Galati

Scrivo di musica e parlo in radio: due dei lavori più belli del mondo. Collaboro con OnstageMarieClaireNanopress e QNM. Se non sono in giro a caccia di storie, coccolo il gatto o cucino verdure.

Comunicazione di servizio importante

Caro Riccio Lover,

abbiamo una comunicazione di servizio importante per te!


A causa di un piccolo incidente di percorso la nostra The Boss Alessandra Pucci sarà assente nei prossimi giorni (dal 2 al 9 agosto 2018)
Per godere del suo magico taglio dovrai attendere venerdì 10 e sabato 11 agosto, dalle 14.00 fino all'ora di chiusura.

Grazie per la comprensione :)

Ti ricordiamo che il salone resterà chiuso dal 12 al 20 agosto.

Ecco come puoi prenotare:

- con una telefonata allo 06 77590845,

- un messaggio privato sulla nostra pagina facebook

- compilando il modulo che trovi sul nostro sito.

Riccio va in vacanza!

Cari tutti, adorati clienti,

si avvicina quel favoloso periodo dell'anno in cui siamo tutti più belli, più rilassati, più sfavillanti: le vacanze!

Ci riposiamo anche noi: il salone resterà chiuso dal 12 al 20 di agosto.

Stiamo preparando tante novità per la nuova stagione: siete curios*?

Non dimenticate di seguirci sui nostri socialini e di iscrivervi alla nostra newsletter: arriva una volta al mese e contiene tanti consigli e dei regali! Siete ancora in tempo per ricevere la prossima: ci si iscrive qui.

Enjoy the summer! 

#Sour: Arrivati a sera, nulla era più adatto di un Whiskey Sour ghiacciato.

“Era stata una giornata di caldo asfissiante. Arrivati a sera, nulla era più adatto di un Whiskey Sour ghiacciato.”

La storia del Whiskey Sour è vecchia come il whiskey. Il metodo di preparazione è quello dei primi cocktail: zucchero nel bicchiere, succo, whiskey e ghiaccio sbriciolato o almeno, questa era la prima ricetta scritta da Jerry Thomas nel suo libro “How To Mix Drinks Or The Bon-Vivant’s Companion”.

4,5 cl di bourbon whiskey

3 cl di succo di limone

1,5 cl di sciroppo di zucchero


#SOUR: Una storia d’amore fra illustrazioni e cocktail

di Roberta Soru

Perennemente dietro un monitor o china su uno smartphone ha fondato ctrl+f.

Illustratrice e bevitrice, con l’ossessione per il #foodporn, ha anagrammato il suo cognome, si è messa con un barman e ha creato #Sour, la loro storia tra illustrazioni e cocktail.

Mad Men: quando la pubblicità brucia l'anima

La AMC, si sa, manda da sempre in onda cose un po’ lentine. Tipo Breaking Bad per intendersi. Che sì è bellissima favolosa e gli vogliamo tutti bene, ma EHI quanta lentezza nella prima stagione? Tanta.

Ecco, capita la stessa cosa con Mad Men, serie del 2007 che hai già fatto storia, almeno per le prime 3-4 puntate. Poi però è tutto talmente bello, talmente curato che checcifrega della lentezza? NIENTE AMICI.

La serie parla di un’agenzia pubblicitaria di New York, la Sterling – Cooper, e della gggente che ci lavora a partire dall’inizio degli anni ’60. La trovate su Netflix.

Tra gli aspetti da non sottovalutare per la botta di interesse che provocano tutte le puntate in cui tra le altre cose viene spiegata l’origine di alcune vere campagne pubblicitarie americane di quegli anni (Lucky Strike e Kodak giusto per dirne un paio), c’è indubbiamente il personaggio di Don Draper interpretato diosolosaquantobene da un Jon Hamm perfetto ed in stato di grazia. Padre di famiglia dal passato misterioso, traditore seriale, mezzo genio della pubblicità e, cosa da non sottovalutare mai, bono di Dio.

L’agenzia Sterling Cooper attraversa così tutti gli anni ’60 tra fusioni, dipendenti arrivisti, segretarie bellissime, clienti bizzarri e storyline personali che a modo loro raccontano un assurdo quanto pregno di eventi periodo storico americano.

Mad Men, tra l’altro, è stata la primissima serie di un canale cable, aka DA RICCHI, a vincere un Emmy (in totale però, attenzione, ben 16) per miglior serie tv drammatica. Mica cazzi.

Se avete voglia di una maratona incredibile di sette stagioni di gente vestita benissimo e che fuma tantissimo incurante della morte che probabilmente sopraggiungerà per ognuno di loro, vedetevi il pilot e poi non uscite mai più di casa. Ne varrà la pena.

Fun fact: vista la quantità incredibile di sigarette che tutto il cast era costretto a fumare in OGNI SCENA, la produzione aveva fatto fare sigarette speciali al borotalco. Dev’essere stato un set facilissimo.


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

LA FAVOLOSA RUBRICA SPIN-OFF DI IO VERAMENTE GUARDA

di Francesca Giorgetti

31 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie: puoi seguirla sulla sua pagina facebook Io veramente guarda

Premio Strega 2018: La ragazza con la leica di Helena Janeczek

Ieri Helena Janeczek ha vinto il Premio Strega 2018 con il romanzo La ragazza con la Leica, pubblicato da Guanda. Dopo quindici anni il premio letterario italiano più importante torna fra le mani di una donna e ci sembra un bellissimo segno.

La protagonista del romanzo è Gerda Taro, fotografa tedesca con origini ebree polacche, che fun incarcerata nella Germania nazista per la sua militanza nel partito comunista. Con Robert Capa, suo compagno, prese la decisione di documentare la Guerra civile spagnola, durante la quale morì a 26 anni. Dopo la vittoria, Helena Janeczek ha dichiarato di aver scelto di raccontare la vita di Gerda "perché è il simbolo di una donna libera e indipendente, che ha creduto nelle sue convinzioni".

Helena e moltissime altre scrittrici saranno presenti a Inquiete 2018, il festival letterario tutto al femminile che si terrà a Roma dal 5 al 7 ottobre di cui quest'anno siamo co-produttori con le ragazze di Tuba Bazar. Il crowdfunding è aperto: avete la possibilità di sostenere questo meraviglioso progetto, qui tutti i dettagli.

Inquiete facciamolo insieme!

#Sour: La prima volta che si sono incontrati, lei ordinò un Negroni

“La prima volta che si sono incontrati lei ordinò un Negroni.”

Il conte Camillo Negroni, era solito ordinare come aperitivo al caffè Casoni, a Firenze, un Americano rinforzato da una buona dose di gin. Per differenziare il drink del conte, il barman Fosco Scarselli, sostituì la buccia di limone con una fetta di arancia.

Fu così che nacque il mito di questo drink tutto italiano.

3 cl di gin

3 cl di bitter Campari

3 cl di vermut rosso

fetta d’arancia


#SOUR: Una storia d’amore fra illustrazioni e cocktail

di Roberta Soru

Perennemente dietro un monitor o china su uno smartphone ha fondato ctrl+f.

Illustratrice e bevitrice, con l’ossessione per il #foodporn, ha anagrammato il suo cognome, si è messa con un barman e ha creato #Sour, la loro storia tra illustrazioni e cocktail.

Il miracolo, la serie scritta da Niccolò Ammaniti

Non ci crederete ma il nostro magico e soprattutto tragico Paese è riuscito a partorire una miniserie della madonna, Il Miracolo. Nello specifico, l’ha fatto Sky.

Otto puntate ideate dirette e scritte da Niccolò Ammaniti. O da Stefano Accorsi, chissà.

La trama è semplice: nel covo di un boss della ‘ndrangheta in un paesino calabro la polizia trova la statua di una Madonna che piange sangue. Nel senso che proprio non smette mai di piangere sangue, forever and ever.

Ovviamente la mattissima statuetta viene portata al Presidente del Consiglio, un immenso, incredibile, megafregno GUIDO CAPRINO, che ogni puntata che passa ti fa chiedere cose tipo “COME FA AD ESSERE COSI’ BONO?”, “MA STA VOCE?” Così, in loop ogni volta che appare sullo schermo con le sue camicine bianche un po’ strettine.

Le reazioni di ogni personaggio alla consapevolezza che un Miracolo, effettivamente, è possibile, diventano quindi una scusa per raccontare la totale mancanza di punti fermi in un periodo assurdo e difficile dell’Italia a tanto così dall’uscita dall’Euro. Ci sono i preti, i politici, i matti, i mafiosi, c’è tutto, ognuno con la sua piccola storia personale racconta un pezzetto di noi.

Il grande pregio di questa serie, oltre al fatto che non ci sono toscani (cit.), è che per tutte le puntate è chiaro che sia stata scritta da uno che, incredibile, di lavoro fa lo scrittore. E quindi sì, è lenta, spesso arranca e spesso si perde in sottotrame che beh Ammaniti prossima volta pensaci un po’ meglio. Però, lo giuro, è tutto molto bello.

Menzione speciale per il best personaggio ever ovvero Sole Pietromarchi, la moglie del premier fuori di testa ed adorabile interpretata in maniera incredibile e perfetta da Elena Lietti. Poi vabbè, c’è anche Alba Rohrwacher che ammazza tutto col suo modo di parlare alla Alba Rohrwacher ma ehi, non si può avere tutto.

In tutto ciò, come dice la mia amichetta Ninni: “Il vero Miracolo è Guido Caprino”.

Raramente sono stata così d’accordo su qualcosa. Ciao Guido, se ci leggi, chiamaci.


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

LA FAVOLOSA RUBRICA SPIN-OFF DI IO VERAMENTE GUARDA

di Francesca Giorgetti

31 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie: puoi seguirla sulla sua pagina facebook Io veramente guarda

Lentiggini finte e come farle (follie dei trend make up)

Ogni anno in estate arrivano nuovi entusiasmanti trend per il make up che spesso, lo ammetterete, ci lasciano un attimo basite. Ma chi siamo noi per dire no? Chi siamo noi per non provare l'ennesimo trucchetto?

Se siete dotate di lentiggini naturali sappiate che in questa stagione siete cool come mamma vi ha fatte. Noi che invece non possediamo quelle deliziose spruzzatine di sole in viso ce le disegniamo. Finte. Pronte? Ora vi spiego come realizzare delle finte lentiggini sul vostro viso.

Cosa vi serve

- Una matita marrone per gli occhi waterproof,

- una spugnetta (simil Beauty Blender),

- la vostra cipria abituale.

Come si fa

Dopo aver provveduto a realizzare la vostra base viso, guardatevi bene allo specchio e decidete dove disegnare le vostre lentiggini. Trovo che sia molto piacevole e naturale posizionarle sugli zigomi e sull'archetto centrale del naso. Se avete un'amica che le possiede guardatela e studiatela: l'effetto che vogliamo è il più soft e realistico possibile.

Successivamente, disegnate dei piccoli puntini con la matita marrone nelle zone che vi piacciono di più, posando semplicemente la punta del vostro strumento senza calcare troppo.

Per ottenere un effetto naturale passate la vostra spugnetta umida sul viso, picchiettando leggermente. Anche usare le dita è una buona idea! Siate delicate, mi raccomando.

Eccoci alla fase finale: usate la vostra cipria per fissare tutto e voilà, il gioco è fatto!

Le vostre lentiggini finte sono pronte per essere immortalate nel vostro feed di instagram. Provare per credere! :D


SHUT UP AND TAKE MY MAKE UP! COME ESSERE SE STESSE MA MEGLIO

di Tamara Viola

Una donna dalla chioma sobria. Beauty digital strategist, nella vita dentro l'internet prepara per le aziende più cool strategie digitali con l'eyeliner. Socializza molto, online e offline. Puoi leggere i suoi deliri su Citazionisti Avanguardisti o scoprire cose del suo lavoro qui. Nel tempo libero si imbelletta, legge e fa parlare i biscotti.

World Wide Hair Tour 2018: com'è andata

È stata una corsa incredibile, un'emozione vera questo World Wide Hair Tour 2018, organizzato magistralmente da Davines, il marchio che io e Franco abbiamo scelto per il nostro salone.

Partecipare ad una competizione di questo tipo è esaltante perché mette continuamente alla prova le tue capacità, amplia la tua visione professionale e ti permette di esprimere al meglio la tua creatività. 

Affrontare questa sfida ha comportato mesi di lavoro e di ricerche. Sono partita da una moodboard nella quale ho messo insieme gli elementi e le suggestioni che fanno parte della mia vita: la Pop Art e Andy Warhol, per me di grande ispirazione, Tank Girl che mi ricordava moltissimo la mia modella, Sophia e il Burning Man, l'esperienza-viaggio più incredibile che mi sia capitata.

Da questi elementi sono partita per realizzare il taglio, il colore e lo styling su Sophia Fork, che anche in questa occasione, mi ha prestato la sua meravigliosa personalità. L'opera è diventata come l'avevo immaginata quando Annalisa Caruso mi ha aiutata a scegliere il giusto outfit e Eleonora Sergio ha realizzato il make up perfetto per questo quadro. Le mie ragazze, Laura e Barbara sono state delle assistenti favolose.

Sono estremamente soddisfatta del risultato e felice di aver potuto partecipare ad un evento così importante durante il quale ho potuto riabbracciare persone a cui tengo molto (Ciao Valentina!) e potuto conoscere uno dei miei miti: Tim Hartley che per 30 anni è stato il Direttore Creativo Internazionale di Vidal Sassoon

Ciliegina sulla torta l'inaugurazione del Davines Village, la nuova casa della bellezza sostenibile progettata dagli architetti Matteo Thun e Luca Colombo che conta un’area di 77.000 metri quadrati, circondata da un giardino di 33.000 metri quadrati progettati dallo studio di architettura paesaggistica Del Buono Gazerwitz. Gli interni sono stati studiati e curati dall’interior designer Monica Signani, mentre l’accademia e l’area testspace sono a cura dell’architetto d’interni Charlotte Biltgen per Ame.

Ringrazio tutti voi per il sostegno, i messaggi di incoraggiamento e i voti, è bellissimo sapere di avere intorno una comunità di persone che usano i social come un mezzo vero per comunicare.

Adesso mi riposo un po', che dite, posso? :) Lascio che siano le immagini a parlare!

Grazie di cuore a Davines per la grande accoglienza, organizzazione e gentilezza.

- Alessandra Pucci -


#InQuieteFacciamoloInsieme: ecco com'è andata

Il 19 maggio 2018 presso l'Angelo Mai si è tenuto il party di lancio per raccogliere fondi utili alla realizzazione di Inquiete, il festival di scrittrici a Roma dedicato al talento, l’intelligenza e la creatività alle scrittrici di ieri e di oggi.

Anche noi di RiccioCapriccio c'eravamo: lo scorso anno abbiamo scelto di essere sponsor della manifestazione e intendiamo rinnovare il nostro appoggio alle splendide ragazze di Tuba Bazar, motore di questa grande festa della cultura letteraria femminile che si terrà a Roma dal 5 al 7 ottobre.

In attesa che arrivi presto l'autunno vi lasciamo qualche foto che racconta come si è svolta la serata e i nostri ringraziamenti a tutte voi che avete voluto giocare a trasformarvi nelle scrittrici più grandi di tutti i tempi, al prode Simone Tso che si è occupato della realizzazione grafica, a Francesca HandsUp Di Giuliano di Nobodykillsunicorn per gli abiti e gli oggetti di scena, a Daniela di Dadagiu per i cappelli, alle ragazze di Tuba, in modo speciale a Viola Lo Moro che è stata disponibile e super paziente, al nostro staff (Laura, Barbara, Grazielli) e a tutti e tutte che hanno reso questa serata specialissima: Giulia AnanìaGianni Chelli di LaRoboterieLady MaruPLAYGIRLS from CARACASPiùLuceBLUEMOTIONSara De SimoneDaniele Santonicola.

Le foto sono di Chiara Pasqualini

Siamo tutt* #InQuiete

World Wide Hair Tour 2018: Riccio c'è!

Sophia Fork, modella

Dal 27 al 29 maggio 2018, nella splendida città di Parma, si terrà il WORLD WIDE HAIR TOUR 2018,  la manifestazione organizzata da Davines con i professionisti più originali e talentuosi, sempre in grado di apportare innovazione e cura al settore.

La nostra Alessandra Pucci, già vincitrice dell’edizione 2016 del World Style Contest Italia che si è tenuto a Bologna, farà parte dei 20 eccezionali hair stylist finalisti selezionati da tutti i paesi del mondo che si contenderanno il premio annuale a giudizio della categoria di esperti internazionali.

Alessandra sarà accompagnata dalla sua modella del cuore, che più incarna per il suo stile e la sua personalità, il messaggio di bellezza e benessere che vuole trasmettere: Sophia Fork, conosciuta per puro caso, anche questa volta presterà il suo volto e i suoi capelli.

Qui da Riccio siamo tutti molto felici e in ansia allo stesso tempo: teniamo incrociate le dita e chiediamo anche a voi di farlo!

Il WWHT 2018 sarà anche l’occasione per Davines di inaugurare la nuova Casa della Bellezza Sostenibile che apre le sue porte per la prima volta alla sua community di professionisti del settore proprio durante questo evento. La nuova sede del Gruppo Davines è sviluppata su un’area di 77.000 metri quadrati: di particolare rilevanza è il giardino, che occupa la metà circa della superficie complessiva del progetto. Questo spazio ha il fondamentale obiettivo di incoraggiare la biodiversità del territorio. L’architettura di questa nuova sede è stata concepita per fornire un esempio di sostenibilità e generare benessere esprimendo equilibrio tra etica ed estetica.

Come sempre vi terremo aggiornati tramite i nostri canali social, fb e ig: state con noi, sosteniamo la nostra Alessandra Pucci!

Donne gamers - Com'è cominciata

La mia storia da gamer è iniziata alla tenera età di 6-7 anni, quando i miei genitori per un bel voto a scuola mi comprarono il mitico Game Boy (una delle prime console portatili di Nintendo), e la cartuccia (oddio mi sento vecchia) di Pokémon Rosso.
A metà degli anni 90 infatti spopolavano queste creaturine collezionabili sparse per il mondo di gioco, che noi dovevamo allenare e collezionare per diventare maestri Pokémon.
L'entusiasmo e il trasporto per questo tipo di intrattenimento fu subito palese, e in men che non si dica mi ero già accaparrata la console di punta di Sony, la PlayStation.
Lì si aprì per me un mondo meraviglioso, fatto di 3D, di personaggi fuori dagli schemi, mondi fantastici e tanto divertimento.

Il primissimo gioco che comprai per PlayStation fu Crash Bandicoot 2, dove si “impersonava” un simpatico marsupiale antropomorfo intento a salvare il mondo dal Malefico Dr. Cortex (scienziato pazzo con manie di conquista del mondo).
Bisognava correre, saltare, malmenare i buffi nemici per accaparrarsi i cristalli, le gemme e la famose scatole contenenti i frutti Wumpa. Il tutto condito da una divertente grafica cartoon.

Da bambina ero attirata dal genere platform e buttai l'occhio anche su Spyro; il famoso draghetto viola sputafuoco, anche lui impegnato nel combattere i cattivoni di turno.
Collezionare oggetti, girovagare in lungo e in largo, e farsi strada a colpi di “cornate” era il fulcro del gioco. La grafica così definita per l'epoca e la possibilità di immedesimarsi in un mondo di fantasia era veramente la nuova frontiera del “gioco”, che in anni di evoluzione si sta avvicinando sempre di più al fotorealismo.

Il gioco che però ha spiazzato il dogma della ragazza dolce e indifesa è Tomb Raider.
Il primo Tomb Raider uscì sempre a metà degli anni 90, e portò aria nuova all'ideale di videogioco; infatti non si impersonava il classico omone armato fino ai denti e magari anche un po' rozzo, ma si impersonava lei; la regina delle avventure che hanno accompagnato milioni di videogiocatori nel mondo: Lara Croft. 
“Equipaggiata” di un generoso decollete che inizialmente data la carenza di pixel faceva pensare a due protuberanze di forma conica, porta con sé tutto quello in cui noi donne dovremmo credere: che possiamo essere forti e sexy allo stesso tempo, e che possiamo conservare un carattere indipendente e autoritario, proprio come quello dell'archeologa più famosa dei videogiochi.

Quando inizio a parlare di videogiochi non la smetto più, ci vediamo al prossimo post!


PINK GAMERS

di Valentina Caramignoli

Valentina è una nerd incallita, gamer fin da piccola. Divoratrice di serie tv, libri e animazione giapponese, recensisce videogiochi per la rivista VGN.

 

5 idee regalo originali per la festa della mamma

Domenica è la Festa della Mamma! Se sei in crisi e non sai cosa regalarle, qui trovi cinque idee originali per un regalo speciale.

Una foto con lei

Hai tante foto bellissime con lei scattate con il tuo smartphone: è un peccato lasciarle in digitale! Con Cheerz puoi stamparle in formato polaroid e creare un fotolibro da sfogliare insieme sorridendo. Puoi anche creare delle bellissime calamite! Più info qui
 

Un tattoo personalizzato

Tatuarvi lo stesso simbolo potrebbe essere un buon modo per stringere ancora di più il vostro legame speciale. Noi ti proponiamo i tatuaggi temporanei di Titoo For You : puoi personalizzarli come vuoi e sarà divertente farlo con lei!

Un pieno di bellezza

Adora prendersi cura di sé e non esce mai di casa senza una perfetta manicure? I buoni di RiccioCapriccio sono perfetti: scegli il trattamento che più le piace e magari fallo con lei: il tempo speso insieme è il regalo più bello.

Un viaggio solo per voi due

Un regalo che resterà un ricordo intimo per voi due: perché non organizzare un viaggio insieme? Onivà- Viaggi fatti a mano può aiutarti a crearne uno su misura per voi.

Una mostra particolare

Se la tua mamma è una super appassionata d'arte e ama le contaminazioni la MAJE - Klimt Experience a Roma è quello che fa per lei! Una vera e propria Mobile Art Opera che coniuga la spettacolarità delle proiezioni immersive su maxi schermi con una performance multimediale in cui la musica e le nuovi arti visuali realizzate con supporti digitali mobili si incontrano per dar vita ad un moderno happening di art jazz e fotografia contemporanea.

Ti abbiamo aiutato? :) Buona festa della mamma!

 

 

La casa di carta, storia di un entusiasmo immotivato

A meno che non viviate in un piccolo bunker, avrete sicuramente visto o sentito parlare de LA CASA DE PAPEL, la serie shpagnola che ultimamente ha fatto il botto su Netflix che l’ha presa da Antena 3, aka una sorta di Italia1 spagnola, ne ha modificato la durata degli episodi e l’ha divisa in due stagioni come è parso a lei. Perché comunque Netflix c’ha i poteri.

La storia è sempliciona, a tratti scopiazzata da quel bel film che è Inside Man di Spike Lee: un gruppo di disperati, capeggiato da un favoloso e irreprensibile El Professor, decide di fare una rapina alla zecca di stato spagnola.

Non ruberanno niente ma stamperanno direttamente i soldi. GENIO.

Per non farsi sgamare vestiranno gli ostaggi come loro così da confondere i furbissimi poliziotti. Nessuno sa il nome dell’altro e per chiamarsi usano tra loro i nomi di città.

Tokyo (la più bona della storia della Spagna), Berlin (cattivissimo), Nairobi (delicatissima), eccetera eccetera.

Tutto molto bello se non fosse che i buchi di sceneggiatura fanno piangere lacrime di sangue da quanto sono palesi, tipo che già al minuto 7 è tutto un “seh ciao”.

Nonostante questo io giuro non so come sia possibile ma non si riesce a smettere di guardarlo. Ti vedi la prima puntata e LO SAI che ti stanno prendendo per il culo, che lo story editor non era compreso nel budget della serie, però vai avanti fino all’ultima puntata come se fossi in botta.

Scene inverosimili oltre, ma davvero oltre, la sospensione dell’incredulità, battute orrende ed assurde, effetti speciali che mmmh insomma, storyline buttate a cazzo, ma tu te le vedi tutte 'ste puntate, e ora che fanno la terza stagione, tu la aspetti. Perché? NON LO SO. Forse perché parlano spagnolo, e lo sanno sempre tutti che “la vida es un carnaval”.


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

LA FAVOLOSA RUBRICA SPIN-OFF DI IO VERAMENTE GUARDA

di Francesca Giorgetti

31 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie: puoi seguirla sulla sua pagina facebook Io veramente guarda

Inquiete facciamolo insieme! Festa di lancio

Dopo la fortunatissima esperienza dello scorso anno, torna Inquiete, il festival di scrittrici a Roma dedicato al talento, l’intelligenza e la creatività alle scrittrici di ieri e di oggi.

Lo scorso anno RiccioCapriccio ha scelto di essere sponsor della manifestazione e intendiamo rinnovare anche quest'anno il nostro appoggio alle splendide ragazze di Tuba Bazar, motore di questa grande festa della cultura letteraria femminile che si terrà a Roma dal 5 al 7 ottobre.

Chiediamo anche il vostro sostegno: il 19 maggio dalle 20.30, presso l'Angelo Mai ci sarà il party di lancio che ha l'intento di farvi conoscere questo progetto bellissimo e di appoggiarlo. Noi vi trasformeremo nelle scrittrici più cool della letteratura! 

Cosa succederà? Ecco il programma!

Una serata e una notte per contribuire al festival, per leggere, giocare e ballare insieme.

Giulia Ananìa con Serata Amorucci dedicherà una inQuieta selezione di lenti romantici

Black Drifter Gianni Chelli di LaRoboterie a farci sognare...
Lady Maru a farci ballare...
PLAYGIRLS from CARACAS a spedirci nelle sonorità più assurde...

* banchetti speciali per diventare la tua scrittrice del cuore a cura di Simone Tso e Riccio Capriccio Eco-parrucchieri e accendere di PiùLuce Fiammiferi illustrati le notti di luna piena

*ritratti inediti di Signora - Caryl Churchill a cura di BLUEMOTION 

*ampolle di Poesie Erotiche (e non solo) di donne a cura di Sara De Simone

* chicche di letture tragipoliticletterarie femministe a cura delle donne diInquiete Festival di scrittrici a Roma e Angelo Mai

* proiezione del Video di Crowdfunding e carrellata delle foto del backstage (Daniele Santonicola videomaker e Chiara Pasqualini fotografa) e molto altro ancora. 

Il costo della serata è di 5 euro + 1 per la tessera 2018. 

 

Qui tutti i link per maggiori informazioni: vediamoci, stiamo insieme, sosteniamo le donne!

Festival Inquiete sito

- evento facebook della serata

- Tuba Bazar libreria delle donne

Trucchetti per un eyeliner al top

Ciao amica dalla mano tremolante,

questo post è per te! Se ogni giorno pensi: aaaah, quanto sarebbe bello farmi una riga di eyeliner decente, aaaah quanto sarebbe bello essere in grado di non sbafarmi interamente la faccia con il pennino, aaaaah quasi quasi me lo faccio tatuare fermati: con questi trucchetti e sì, pratica, tanta pratica, diventerai più brava di Moira Orfei (che lei di eyeliner ci capiva, credimi).

Veniamo al dunque: qui sotto troverai un elenco di trucchetti che ho provato e rubato in giro da video tutorial e stalking selvaggio dei profili instagram di grandi truccatori.

1) Scegli lo strumento giusto per te

Ci sono grossomodo tre tipologie di strumenti per disegnare una riga glamorous sui tuoi occhi: matita, eyeliner liquido, eyeliner in gel. Se sei una principiante ma tanto volenterosa usa la matita, è più gestibile. Piccola raccomandazione: temperala bene prima di utilizzarla ma fai in modo che non sia troppo appuntita, ché cavarsi gli occhi non è molto trendy, diciamo. Inoltre puoi sfumare e correggere il tratto molto più facilmente.

2) Sii delicata

La prima cosa che farai istintivamente sarà tirare la palpebra per avere una base più liscia su cui muoverti. Io sono assolutamente contraria, la pelle intorno agli occhi è sottile e delicata. Se proprio non riesci diversamente cerca di tenere le dita più verso il sopracciglio.

3) Comincia dall'esterno

Sarà più facile tracciare la tua riga di eyeliner se tratteggerai la codina esterna prima. Disegna quindi il primo tratto, così potrai decidere anche l'altezza della tua coda, se in stile Winehouse o più sobria e sottile. Prosegui al contrario, esterno-interno e poi riempi di colore la tua riga.

4) Ripassa

Ora hai la tua base: per un colore più strong usa l'eyeliner liquido per ripassare la riga che hai disegnato con la matita.

5) Mai senza cotton fioc

Hai fatto un errore? Niente paura: immergi la punta di un cotton fioc nel tuo struccante di fiducia e correggi fino ad ottenere l'effetto che desideri.

6) Tieni gli occhi chiusi

Una volta che hai ottenuto la riga che ti piace ti prego, non sbattere violentemente gli occhi! Tienili chiusi fino a quando non sentirai che il liquido si sarà asciugato: eviterai l'effetto stampino.

7) A tutto c'è rimedio

La tua riga fa schifo anche se hai seguito questi consigli? Prima di lasciarti andare ad una crisi esistenziale del tipo: oh mio dio perché non ci riesco, ho le mani di biscotto usa uno sfumino e porta il colore verso l'alto e per la metà dell'arcata palpebrale: una riga di eyeliner ha in sé il potere nascosto di trasformarsi in uno smokey eye!


Ph. Federico Massimiliano Mozzano

SHUT UP AND TAKE MY MAKE UP! COME ESSERE SE STESSE MA MEGLIO

di Tamara Viola

Una donna dalla chioma sobria. Beauty digital strategist, nella vita dentro l'internet prepara per le aziende più cool strategie digitali con l'eyeliner. Socializza molto, online e offline. Puoi leggere i suoi deliri su Citazionisti Avanguardisti o scoprire cose del suo lavoro qui. Nel tempo libero si imbelletta, legge e fa parlare i biscotti.