Mink, il make up tra hacking e do it yourself

Se siete appassionate di make up, anche abbastanza incontentabili quando si tratta di nuance di colore, sapete anche cosa sia un codice colore CMY, e avete pure una certa dimestichezza con il D-I-Y (l'insieme dei fattori, devo dire, è piuttosto peculiare), Grace Choi è la donna che potrebbe cambiarvi la vita, o almeno renderla più colorata ed economica.

Inserita nella lista delle 30 donne più influenti nell'ambito della stampa 3D dal sito all3dp.com, Grace Choi ha un grande sogno: farla finita con lo strapotere economico delle multinazionali della cosmetica.

Nel 2014 ha presentato la stampante 3D per make up. Si tratta, almeno nella sua versione hacker-casalinga, di una comune stampante modificata in modo tale da spruzzare invece di inchiostro su un foglio, del pigmento su un cosmetico a base bianca, che sia polvere per ombretti o rossetto.

Quest'anno invece è stata la volta della Mink Makeup pen, una penna/siringa che permette di mixare i colori.

Il principio è lo stesso della stampante anche se forse più preciso. Si prende un'immagine, una foto o una jpg scaricata dall'internet, si sceglie il colore che fa battere i nostri occhi di meraviglia tramite l'app che decodifica il codice colore CMY, cioè la versione ridotta della quadricromia, cioè CMY+K con cui vengono effettuate le stampe. Nulla di arcano: ogni colore viene composto usando quattro colori primari: C come Ciano, M come Magenta, Y come Yellow e K come nero (ma in questo caso il nero non c'è).

Sulla Mink Makeup si imposta il valore di ogni colore, con una pipetta se ne aspira la quantità esatta e si mescolano sempre su un cosmetico bianco. Si mischia tutto e magia! il cosmetico è pronto!


YOU GO, GIRL!
DONNE CHE LAVORANO, TALENTI EMERGENTI E ALTRE ECCELLENZE GEN(D)ERICHE

di Antonia Caruso

Antonia scrive col pensiero, coi gatti e coi capelli. In genere su Ericosìcarina | Gender e antigender ma anche da altre parti.

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