fantasie

Masturbazione fa rima con rivoluzione?

Ho un ricordo molto vivido della prima volta che mi sono avventurata nei sentieri dell'autoerotismo e della fantasia che ha alimentato la mia prima masturbazione. Sognavo di correre fortissimo in bicicletta: tutta una salita di sfregamento selvaggio dei genitali e poi, l'orgasmo nella discesa. Niente di leggibile come sessuale in termini pornografici – ma la mia innocenza fu presto corrotta e le mie prime fantasie erotiche vere e proprie invece furono molto influenzate dai materiali con cui venni a contatto nella preadolescenza. Come spiegavo nel post precedente, erano storie di violenza e così anche la mia immaginazione si assestò su quel paradigma: la donna come preda, il macho dominante fino alla brutalità. E sono stata per anni una consumatrice compulsiva di porno rough, un hard core così estremo che era sempre in bilico tra l'efferato e il ridicolo: era quello che funzionava più in fretta, arrivando con tutte le scorciatoie possibili al mio sistema limbico e liberando le endorfine di cui avevo bisogno per farmi una ricca dormita o per rendere più allegra la giornata.

Non mi sentivo affatto strana o anormale nel seguire questa mia tendenza, anzi ricordo che uno dei primi elementi di riflessione su sesso e genere che arrivò ai miei occhi fu un articolo di giornale in cui si analizzava la preminenza della fantasia di stupro nelle donne. Ero più che normale, ero nella media.

Si discute molto, anche in ambito femminista, della legittimità di un certo tipo di fantasie e pratiche. Alcune attiviste ne fanno addirittura un punto di rivendicazione libertaria: se non posso fantasticare liberamente di venire sbattuta contro la mia volontà non è la mia rivoluzione; voglio poter consumare la pornografia mainstream piú becera senza che questo metta in discussione il mio posizionamento politico antisessista; voglio farmi scopare con ferocia e non sentirmi colpevole. Tutto giusto e rispettabile: il femminismo moralista, quello che prescrive e censura non è mai stato ne' sarà mai il mio riferimento. Però la sessualità è una tecnologia, quindi soggetta all'evoluzione – e se abbiamo riconosciuto nella pornografia un dispositivo autoritario (il postporno nasce proprio per contestare il suo potere normativo totalizzante), forse possiamo anche riflettere serenamente sulla natura delle nostre fantasie – e rimetterle in discussione, nel caso in cui le riconoscessimo come un po' troppo monodimensionali, non abbastanza nutritive o legate a un'immaginario del quale vogliamo poter prescindere.

Ma come si fa?

Innanzitutto, non accontentandosi. L'erotismo ha molte dimensioni ed è vero che molto spesso ricorriamo alla pornografia per avere una soddisfazione immediata e acritica (legittima, lo ripeto), ma anche se non sempre possiamo permettercelo in alcuni momenti speciali possiamo decidere di dedicare al nostro sollazzo più dei due minuti necessari a trovare il primo monnezzone hard disponibile online.

Esplorando materiali pornografici differenti come se fosse un esperimento antropologico ci avvicineremo passo a passo a un tipo di eccitazione che possa sorprenderci (e parlo di sorpresa proprio perché non è detto che le fantasie a cui ci apriremo siano più coerenti o conformi).

Magari sulle prime il richiamo non sarà immediato: per esempio, a immedesimarci in alcuni tipi di fisicità e a trovarle eccitanti non siamo abituate – e scoprirle è un vero e proprio esercizio epistemologico, che sovverte alcune delle fondamenta identitarie sulle quali ci siamo costruite.

È un processo facile e indolore? Forse no. Mettersi in discussione e aprirsi alla scoperta di noi stesse non sempre è semplice e leggero – però riuscire ad ampliare lo spettro del sessualizzabile è una scommessa per la quale vale la pena rischiare almeno un po'.

Partiamo dal presupposto che non c'è niente da perdere (possiamo sempre tornare alle fantasie che sono più accessibili e immediate, cercare di attraversarne altre non gli toglierà il gusto) e tutto quello che riusciamo a trovare nel cammino sarà utile a capirci: sia quando ci entusiasma, sia quando genera rifiuto.

Perché com'è risaputo “Masturbation never breaks your heart” (la masturbazione non ti spezza mai il cuore).


FRONTE DEL PORNO

di Slavina Perez

Pornografa femminista e (quasi di conseguenza) educatrice sessuale, Slavina vive tra l'Italia e la Spagna promuovendo attraverso spettacoli e laboratori una svergognata consapevolezza sui temi del corpo, del genere e del sesso. Su facebook con la pagina Intimidades Compartidas.