Bevo dunque Sono.

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dryChe cocktail scegliamo di bere al primo appuntamento? Quale ordiniamo invece se vogliamo fare buona impressione per un incontro informale di lavoro? Qual è il distillato base che preferiamo quando andiamo a ballare? Ogni situazione, ogni momento particolare ha un suo drink. Ciascuno di noi sceglie cosa bere spesso senza chiedersi perché. Ma i gusti alcolici (e analcolici, perché il manuale dei cocktail ne contempla moltissimi) possono dirci molto su chi siamo e su come ci rapportiamo agli altri e al mondo in cui viviamo. Quella di preparare e bere cocktail è un'arte nobilissima e antica, in cui il bartender (chi prepara il drink) e l'avventore del bar (chi lo beve) erano considerati due interlocutori di uguale prestigio, capaci di interloquire alla pari nel delicato e misterioso linguaggio muto del sorseggio, tanto che l'acronimo dell'AIBES, la più longeva e prestigiosa associazione italiana di bartender, sta per Associazione Italiana Barman E Sostenitori.

L'epoca d'oro dei cocktail è stata senz'altro quel lungo periodo che va dagli anni '20 agli anni '60 negli Stati Uniti, che con questa passione hanno contagiato il resto del mondo al punto che in Europa, il nome con cui venivano chiamati i locali in cui si potevano trovare barman professionisti che conoscevano, preparavano e servivano tutti i cocktail internazionali, dai più famosi ai più sofisticati, era proprio “American Bar”.

Ma gli American Bar non erano solo luoghi dedicati al bere raffinato, erano anche crocevia cosmopoliti di grandi personaggi della letteratura, dell'arte e della politica internazionale. Basti pensare a Ernest Hemingway, il cui nome è associato ad almeno una ventina di leggende sulla nascita di cocktail celebri (tra cui una raffinata variante del Martini), ma anche Francis Scott Fitzgerald, Ian Fleming, Franklin Delano Roosvelt e moltissimi altri.

Oggi purtroppo l'arte della miscelazione non solo è molto meno riconosciuta, ma è in gran parte andata dimenticata. Eppure tutti noi abbiamo uno o più cocktail preferiti, magari scelti tra i più famosi, ma non necessariamente. E quanto più la scelta del cocktail è precisa, tanto più è possibile individuare in questa scelta una connotazione di carattere, una sfumatura della nostra personalità, un aspetto rappresentativo di chi siamo.

Chi beve Bloody Mary è cinico e spietato come Maria la Sanguinaria? Chi beve Martini Hemingway ha un carattere avventuroso e temerario come lo scrittore che l'ha inventato? Chi beve Negroni vuole solo sbronzarsi o nasconde invece un'indole sofisticata, visto che la particolare mistura del cocktail è stata ideata nientemeno che da un eruditissimo Conte?

Questa rubrica di RiccioCapriccio nasce con il desiderio di rispondere a tutte le domande legate ai cocktail e alla personalità di chi li beve. Ma anche all'insoddisfazione di chi non ha ancora trovato il proprio cocktail preferito. Insomma, ditemi quali cocktail bevete, in quali situazioni li bevete, e proverò a dirvi qualcosa in più sul drink che avete scelto e su di voi. Ma il gioco può funzionare anche al contrario: ditemi chi siete e cosa vi piace e vi dirò qual è il cocktail perfetto per voi.martini1

L'arte della miscelazione, come tutte le arti, è un mondo potenzialmente infinito di combinazioni, esattamente come la personalità di ciascuno di noi: divertiamoci insieme a scoprirle!dryChe cocktail scegliamo di bere al primo appuntamento? Quale ordiniamo invece se vogliamo fare buona impressione per un incontro informale di lavoro? Qual è il distillato base che preferiamo quando andiamo a ballare? Ogni situazione, ogni momento particolare ha un suo drink. Ciascuno di noi sceglie cosa bere spesso senza chiedersi perché. Ma i gusti alcolici (e analcolici, perché il manuale dei cocktail ne contempla moltissimi) possono dirci molto su chi siamo e su come ci rapportiamo agli altri e al mondo in cui viviamo.

Quella di preparare e bere cocktail è un'arte nobilissima e antica, in cui il bartender (chi prepara il drink) e l'avventore del bar (chi lo beve) erano considerati due interlocutori di uguale prestigio, capaci di interloquire alla pari nel delicato e misterioso linguaggio muto del sorseggio, tanto che l'acronimo dell'AIBES, la più longeva e prestigiosa associazione italiana di bartender, sta per Associazione Italiana Barman E Sostenitori.

L'epoca d'oro dei cocktail è stata senz'altro quel lungo periodo che va dagli anni '20 agli anni '60 negli Stati Uniti, che con questa passione hanno contagiato il resto del mondo al punto che in Europa, il nome con cui venivano chiamati i locali in cui si potevano trovare barman professionisti che conoscevano, preparavano e servivano tutti i cocktail internazionali, dai più famosi ai più sofisticati, era proprio “American Bar”.

Ma gli American Bar non erano solo luoghi dedicati al bere raffinato, erano anche crocevia cosmopoliti di grandi personaggi della letteratura, dell'arte e della politica internazionale. Basti pensare a Ernest Hemingway, il cui nome è associato ad almeno una ventina di leggende sulla nascita di cocktail celebri (tra cui una raffinata variante del Martini), ma anche Francis Scott Fitzgerald, Ian Fleming, Franklin Delano Roosvelt e moltissimi altri.

Oggi purtroppo l'arte della miscelazione non solo è molto meno riconosciuta, ma è in gran parte andata dimenticata. Eppure tutti noi abbiamo uno o più cocktail preferiti, magari scelti tra i più famosi, ma non necessariamente. E quanto più la scelta del cocktail è precisa, tanto più è possibile individuare in questa scelta una connotazione di carattere, una sfumatura della nostra personalità, un aspetto rappresentativo di chi siamo.

Chi beve Bloody Mary è cinico e spietato come Maria la Sanguinaria? Chi beve Martini Hemingway ha un carattere avventuroso e temerario come lo scrittore che l'ha inventato? Chi beve Negroni vuole solo sbronzarsi o nasconde invece un'indole sofisticata, visto che la particolare mistura del cocktail è stata ideata nientemeno che da un eruditissimo Conte?

Questa rubrica di RiccioCapriccio nasce con il desiderio di rispondere a tutte le domande legate ai cocktail e alla personalità di chi li beve. Ma anche all'insoddisfazione di chi non ha ancora trovato il proprio cocktail preferito. Insomma, ditemi quali cocktail bevete, in quali situazioni li bevete, e proverò a dirvi qualcosa in più sul drink che avete scelto e su di voi. Ma il gioco può funzionare anche al contrario: ditemi chi siete e cosa vi piace e vi dirò qual è il cocktail perfetto per voi.martini1

L'arte della miscelazione, come tutte le arti, è un mondo potenzialmente infinito di combinazioni, esattamente come la personalità di ciascuno di noi: divertiamoci insieme a scoprirle!