Revenge: gli Hamptons, i ricchi, i complotti

Qualche anno fa è andata in onda una serie BELLISSIMA talmente assurda che faceva il giro e diventava plausibile.

La protagonista di Revenge è Emily Van Camp, aka Amy di Everwood, aka Amanda Clarke, aka Emily Thorne. La storia è semplice: un uomo buono incastrato da gente cattiva è fatto passare per terrorista e la figlia che con un'altra identità cerca, riuscendoci, di rovinare la vita di tutti i coinvolti nel gomblottohhh per vendicare l'amato padre.

È tutto bellissimo, almeno fino alla terza stagione dove veramente uno alza le mani e dice Vabbè dai però basta dateci pace. I ricchi qua sono ricchissimi, i cattivi cattivissimi e i buoni, ehi, buonissimi. Uno dei più riusciti è senz'altro Nolan Ross, l'amico genio nerd miliardario con degli outfit incredibili.

Subito dopo c'è lei, Victoria Grayson. L'infame per eccellenza, una delle donne più orrende mai state scritte, quindi ovviamente splendida.

Se le prime puntate della prima stagione risultano un po' ripetitive con dinamiche sempre uguali, da metà è tutto un pem pem pem APPLAUSI SIORI E SIORE!


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

LA FAVOLOSA RUBRICA SPIN-OFF DI IO VERAMENTE GUARDA

di Francesca Giorgetti

31 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie: puoi seguirla sulla sua pagina facebook Io veramente guarda

Sal8 - I tabù sessuali

C'è un invito speciale per te! Sarai dei nostri?

Giovedì 12 aprile alle 19.00 ci sarà il nuovo incontro di #Sal8. Parleremo di tabù sessuali.

Conosci già #Sal8?

Lo scorso febbraio abbiamo inaugurato la prima stagione di #SAL8, un nuovo format che ospitiamo, un luogo dove si parla senza pregiudizi e stereotipi degli argomenti che toccano la vita di ognuno di noi, mettendo in campo idee nuove.

Abbiamo trattato di maternità surrogata, di capelli sotto il velo, di giustizialismo e garantismo, di hate speech e in tutte le occasioni la partecipazione è stata attenta e generosa.

Da sempre crediamo e incoraggiamo la libertà di espressione e l’unicità di ognuna come fonte di ricchezza collettiva: per questo Sal8 ha cambiato veste e si è trasformato nel primo spazio libero femminista al 100%, il primo tenuto in un salone di parrucchiere, un luogo che invita a parlare di sé, a esporsi, a dire la propria.

Per farlo abbiamo chiesto la collaborazione di Tuba Bazar, la libreria delle donne che si trova in via del Pigneto 39 a Roma.

Il secondo incontro “Sal8 - I tabù sessuali” vuole darti l’occasione di confrontarti con altre donne sulla sfera della sessualità, sui tabù, le paure, le fantasie inconfessate, le ansie, i sensi di colpa, retaggi socio-culturali che spesso ci fanno sentire in imbarazzo e ci costringono a fingere e mentire sui nostri reali desideri.
Vogliamo sentire la tua voce: ti aspettiamo il 12 aprile alle 19.00 in via di San Giovanni in Laterano, 142.

Con noi saranno Alessandra Di Pietro, giornalista di Gioia!, Viola Lo Moro, socia di Tuba, libreria delle donne, Anita Dadà, fotografa e Mistress, Tiziana Russo, fondatrice di Zou Zou - Sensual Entertainement e special guest Slavina, porno attivista.

L’ingresso è gratuito e riservato ad un pubblico femminile.

Per prenotare il tuo posto invia una mail a info@ricciocapriccio.com newsletter indicando il tuo nome e un recapito telefonico.

Se hai voglia di invitare le tue amiche condividi questo post oppure usa l'evento che abbiamo creato sulla nostra pagina facebook.

Non vediamo l'ora di abbracciarti!

[Ti piace questo invito? L'ha realizzato per noi Alessandra Meneghello, che è bravissima]

La fatica nello sport è sofferenza ma fino a che punto ne vale la pena?

“Correre con il mal di gola”, “correre con l’influenza” “correre con il male al ginocchio”, “correre con la testa che gira”. Ah, se Google potesse parlare, quante ce ne racconterebbe sui runner che cercano scuse per a) non uscire ad allenarsi b) uscire ad allenarsi nonostante febbre a quaranta o infortuni che in una condizione normale non avrebbero problemi a sfruttare per farsi portare colazione, pranzo e cena a letto.

Mi sono chiesta spesso quale sia il confine tra “scusa” nel senso di “lagna” per non uscire a correre e invece “seria ragione per evitare di peggiorare le proprie condizioni”.

Chi conclude una maratona dopo essersi infortunato in gara è un eroe o un cretin..., ehm, una persona poco saggia? Sfidare l’influenza per andare in palestra è segno di grande motivazione e resilienza oppure una stupidaggine che può farci stare peggio? Fino a che punto il “dolore” è una scusa e quando invece diventa impedimento serio, e finisce per mettere a rischio la nostra salute?

Nei gruppi Facebook di runner se ne leggono di tutti i colori su questo tema. Perché è un sport che crea dipendenza - il runner’s high, lo “sballo del corridore” è un fatto scientificamente provato - ed è difficile trovare qualcuno in grado di smettere all’improvviso. Anche quando si infortuna seriamente. Tanto che la “frattura da stress” è una delle più comuni lesioni alle ossa dei podisti che hanno continuato a fare attività fisica nonostante gli “alert” del corpo che, prima di rompersi, si infiamma e ti chiede di rallentare. E da una frattura da stress si recupera solo stando fermi per dei mesi, MOLTI mesi. Lo scorso luglio avevo un dolore alla tibia che mi ha fatto avere incubi sul fatto che potesse essere proprio un allarme pre-frattura. Per un mese non ci ho corso su. Sapevo che stavo perdendo forma, ma lo spettro della totale immobilità mi ha trattenuta dal fare sciocchezze. Quello, e la saggezza del mio allenatore, che si arrabbia non poco quando scopre che qualcuno di noi ha corso sopra dei sospetti infortuni o anche solo con la febbre, mettendo a rischio l’intera stagione.

E allora perché gli ultra maratoneti, quelli cioè che si spingono oltre i 42km per fare i 50, 60 100km di corsa sono considerati con ammirazione? Di dolore ne provano non poco durante le competizioni.

Così gli atleti paralimpici, se ci pensate. Non avevo mai riflettuto sul fatto che correre con le “lame da corsa”, come si chiamano le protesi per chi corre con arti artificiali, potesse essere doloroso. Poi un giorno ho guardato tutti i video di Giusy Versace che ho trovato in rete. Avevo un’ottima scusa per perdere tempo così: dovevo lavorare a un progetto di raccolta fondi per un’associazione che si occupa di sport e disabilità e volevo capire cosa si prova a correre con gli arti amputati. Mi ha colpito la sua intervista alle Invasioni Barbariche, di qualche anno fa, dove racconta la sua evoluzione dopo l’incidente, la difficoltà con le prime protesi, la sofferenza dei muscoli che devono imparare nuovi movimenti. Ad un certo punto Daria Bignardi le chiede: “E ora invece corri, fai le Olimpiadi, non fa più male?”

“Certo che fa male”, risponde Giusy. “Solo che ti abitui”.

Sono rimasta a bocca aperta. Perché, come sempre, quello che vedi non è mai solo quello che c’è. Ti immagini la fatica, ma non il dolore.

Forse il confine tra stupidità ed eroismo è questo: quando la sofferenza è parte della tua condizione, quando sai che qualcosa non può cambiare perché è diventato parte di te (penso ai tanti runner con la t-shirt “corro perché ho il cancro” incontrati a New York), e correre migliora la tua vita, non la peggiora, allora è il caso di uscire e allenarsi.

Se invece “l’unica cosa che ti fa stare bene è la corsa”, anche quando distrugge il tuo corpo, è il momento di fermarsi. E farsi qualche domanda sulla propria condizione mentale, oltre che fisica.

Quel giorno, dopo aver visto l’intervista a Giusy Versace, mi sono ricordata di tutte le volte che ho googlato “allenarsi con un leggero mal di testa”. E ho messo le scarpe da corsa.


SHOOT THE RUNNER

di Donata Columbro

Giornalista e consulente digitale con una missione: aiutare le storie a incontrare i lettori. Scrive di Africa e attivismo digitale su  InternazionaleWired ItaliaVita.it. Corre per godersi Roma quando non c'è nessuno per strada e lo racconta spesso su Snapchat (@dontyna).

Plopping: un metodo naturale per asciugare i tuoi ricci

Ciao amica dai ricci ribelli, hai mai sentito parlare del plopping?

Si tratta di un modo naturale e semplice per asciugare i capelli ricci, rendendoli definiti e con zero effetto crespo. Vuoi provare? Ti spieghiamo subito come farlo!

Ecco cosa ti serve:

- un asciugamano in microfibra o una vecchia t-shirt,

- phon con diffusore,

- il tuo prodotto preferito per lo styling dei ricci,

- un po' di tempo per te!

La tecnica del plopping ha un vantaggio: riduce quasi a zero l'uso del phon (il calore rende i capelli secchi) e aiuta l'ambiente. :)

Procediamo?
Lava i capelli come sempre usando shampoo e conditioner adatti ai ricci. Noi ti consigliamo la linea Love di Davines Italia, all'Oliva minuta di Sicilia, dal profumo fresco e agrumato. Dopo averli lavati, tamponali delicatamente e applica il tuo prodotto per lo styling preferito.


Eccoci pronti al plopping: appoggia un asciugamano in microfibra o una vecchia t-shirt di cotone su una sedia, mettiti a testa in giù e appoggia i capelli al centro senza distenderli per tutta la lunghezza. Ora fingiti la principessa Leila: chiudi l'asciugamano attorcigliando le estremità laterali e fermale sulla nuca.

Ora attendi il tempo di posa per far sì che si asciughino il più possibile: ti consigliamo di utilizzare questo metodo soprattutto durante la bella stagione. Libera i tuoi ricci dall'asciugamano e completa lo styling passando il diffusore per qualche minuto.

Sulle nostre stories di instagram trovi ogni giorni beauty tips per i tuoi capelli: seguici, ci trovi come @ricciocapriccio_roma!

 

 

5 regali last minute per il tuo papà

Oggi è la festa del papà e sei nel panico perché non hai trovato nessun regalino da fargli?

Qui ti diamo cinque idee last minute e quasi a costo zero :)

1) Un biglietto personalizzato

Un biglietto preparato con le tue mani è un gesto semplice e sempre apprezzato: ti bastano un po' di cartoncino bianco o colorato, matite, penne e un po' di fantasia! In questo video trovi qualche idea a cui ispirarti per realizzare la tua card.

2) Un po' di tempo insieme

Hai sempre poco tempo per stare con lui: che ne dici di organizzare un'uscita insieme? Potresti acquistare i biglietti per la mostra di quell'artista che gli piace tanto o scegliere un film e guardarlo insieme sul divano. A Roma c’è un’esposizione bellissima dedicata ai Pink Floyd!

3) Una foto ricordo

Hai delle foto che ti ritraggono con lui, magari anche buffe? Ti basta farne stampare una e incorniciarla: sarà un pensiero dolce.

4) Un trattamento di bellezza da RiccioCapriccio

Come saprai, Riccio si occupa anche di curare la bellezza maschile: se il tuo papà cura la sua barba come se fosse un trofeo potresti regalargli un'ora tutta per sé di coccole.

5) Siete lontani?

In questo ti aiuta la tecnologia: trova un po' di tempo per lui oggi e usa Skype per fare una lunga chiacchierata.

Se questo post ti è stato utile condividilo! <3

How to: come usare la piastra per un liscio perfetto

Cut&styling: Laura Towers

Come usare la piastra per ottenere un liscio perfetto? Qui trovi i nostri consigli.

1) Poco ma buono

Sottoporre i capelli a fonti di calore continue non è una buona idea. Usare la piastra due volte alla settimana al massimo può aiutarti ad avere capelli lisci e sani.

2) Scegli la piastra giusta

Sul mercato ne trovi di ogni tipo: la nostra preferita, che usiamo anche in salone, è la The Original Iron di Cloud Nine.   Le sue lamelle di ceramica a minerale infuso assicurano capelli luminosi e sani mantenendone l’idratazione. Grazie alle diverse regolazioni di temperatura alta media e bassa, puoi scegliere quella che più si adatta ai tuoi capelli.

3) Asciuga perfettamente i capelli

Passare la piastra sui capelli umidi è una pessima idea! Rischi di sfibrare i fusti e a causa dello sbalzo termico (il calore della piastra fa evaporare velocemente l'acqua) i capelli si disidratano e diventano secchi e opachi. 

4) Ricordati di usare un termoprotettore

Per proteggere i capelli dallo stress termico, usa un termoprotettore: il nostro preferito è il Melu Hair Shield di Davines ricco di pantenolo che idrata e regala splendore. Ti basta spruzzarlo prima dell'uso della piastra.

5) Prenditi il tempo giusto

Separa i capelli in ciocche e inseriscile una per una nella piastra, partendo dalla radice dei capelli. Stira la ciocca scendendo delicatamente verso le punte. Non ripassare in continuazione: scendi lentamente in modo da avere la stiratura perfetta praticamente da subito.

6) Tieni pulita la piastra

L'uso dei prodotti di styling sporca la piastra e ne rende l'utilizzo meno efficace. Ti basta un panno umido e qualche goccia di alcol. Ricordati di asciugarla bene e conservarla in luoghi non umidi e lontani dall'acqua.

E tu come usi la piastra? 

8 marzo 2018

Amiamo le donne. Sono le nostre compagne, le nostre mamme, le nostre amiche, le nostre colleghe di lavoro, le nostre clienti ma sappiamo che per raggiungere l'uguaglianza, per porre fine alla violenza c'è ancora tanto da fare.

Qui ti elenchiamo tre cose belle che puoi fare oggi, per te e per tutte le donne della tua vita.

1) Acquistare #QuellaVoltaChe - Storie di molestie - che esce per Manifesto Libri proprio oggi. Lo trovate in libreria, oppure su http://www.manifestolibri.it , anche in e-book. Il ricavato sarà devoluto alla Casa Internazionale delle Donne di Roma.

2) Partecipare a Feminism, la fiera dell'editoria femminile, che si terrà a Roma da oggi fino all'11 marzo. “Feminism” è un evento organizzato da sole donne: Maria Palazzesi e Giovanna Olivieri dell’associazione Archivia e Stefania Vulterini della Ediesse edizioni tra tutte. L’evento è sostenuto anche da Iacobelli editore e Odei.

Per la prima volta in Italia una manifestazione tutta incentrata sull’editoria femminile, che focalizzerà l’attenzione sui punti fondamentali della produzione e della pubblicazione di un libro da parte delle autrici e delle editrici italiane.

3) Parlare a tutte le donne che conosci di Un Taglio Solidale, l'associazione sociale e culturale che è un progetto di solidarietà tra donne per aiutare quelle donne più colpite dalla crisi economica. E' organizzato da RiccioCapriccio: stiamo lavorando per farlo ripartire e presto ci sarà una nuova data. Stay tuned!

 

Ho scelto di non dovermi più scusare per il mio essere donna e per la mia femminilità. E voglio essere rispettata in tutta la mia femminilità, perché lo merito.

— Chimamanda Ngozi Adichie

Le nuove donne della musica italiana

Di quote rosa ne udiamo parlare tutti i i giorni, ne abbiamo sentito la scia persino a Sanremo 2018 reo di avere appena quattro cantanti donne (su 20 campioni) in gara. Femmine bistrattate nelle sette note? Ma non pensateci nemmeno. Il canone musicale tende ad essere testosteronico più per abitudine che per reale differenza di talento. Da Clara Schumann in avanti, sollevare dall’anonimato le musiciste brave significa rendere giustizia a canzoni, composizioni, voci troppo presto archiviate, o a rischio calderone indefinito. Se anche voi avete la curiosità della ricerca, abbiamo selezionato un piccolo gruppo di cantautrici italiane supercontemporanee, superbrave, che ogni giorno faticano per affermarsi e vivere di musica (che assieme al giornalista e all’artista è tipo la professione più da fame che ci sia).

Joan Thiele

Emersa grazie alla viralità della sua cover acustica di Hotline Bling di Drake, Joan Thiele non è propriamente “indie” visto che pubblica con una major e l’avrete sentita sicuramente in tante radio col singolo Save Me.

Chiara Dello Iacovo

Il passaggio al talent show The Voice e a Sanremo 2017 è stato la vetrina pubblica per questa brava cantante e autrice. La sua Introverso è pop divertente e ben scritto, come tutto l’album Appena sveglia.

Ilaria Porceddu

Anche per lei un talent (X Factor prima edizione, addirittura), ma una decisa virata per maturare in modo intelligente. Una voce incredibile, canzoni sensuali e un recupero linguistico tutto da ascoltare (sì, canta anche in sardo).

Adele Nigro (Any Other)

Adele è considerata la it-girl del mondo indie e a lei questa definizione non interessa minimamente (per questo la amiamo). Guida gli Any Other cantando in inglese ed è una brava chitarrista rock, ora in tour con Colapesce cui presta anche la sua voce.

Priscilla Bei

Un’altra che è passata indenne dai talent (X Factor 2009) e che prova a sperimentare un incrocio tra pop e jazz, cambiando diversi musicisti nella sua ricerca.

Giorgieness

Dietro il nome c’è Giorgia D’Eraclea, frontwoman e mente del progetto che coinvolge diversi musicisti al suo servizio. A ottobre è uscito l’album Siamo tutti stanchi. Da vedere assolutamente dal vivo.

Maria Antonietta

Dopo tre anni di silenzio, Maria Antonietta è tornata nel 2018 con il nuovo album Deluderti, dove il cantautorato italiano ispirato da Carmen Consoli e Nada incrocia una produzione vintage.

Giungla

Viene da Bologna Emanuela Drei in arte Giungla, già voce e chitarra della band Heike Has The Giggles ed ex bassista di His Clancyness. Rock’n’roll oscuro e ben scritto, in grado di far sperare bene per il futuro delle chitarre nella musica (in un’epoca di elettronica)

Margo Sanda

Un EP all’attivo per Margherita Capuccini in arte Margo Sanda, che scrive canzoni in punta di dita e registra con pochissimi strumenti. Assieme alla succitata Joan Thiele, altro nome da non perdere, sarà una delle musiciste italiane al prossimo SXSW di Austin, in Texas.

Verano

Il nome originale è Anna Viganò, bresciana di nascita e milanese di adozione, e il suo nuovo album esce in questi giorni. Ispirata da Cristina Donà nella scrittura ma con un uso intelligentissimo dell’elettronica e delle atmosfere rarefatte, Verano merita più di un ascolto.


MUSIC IS MY RADAR

di Arianna Galati

Scrivo di musica e parlo in radio: due dei lavori più belli del mondo. Collaboro con OnstageMarieClaireNanopress e QNM. Se non sono in giro a caccia di storie, coccolo il gatto o cucino verdure.

Riccio in Japan: ecco com'è andata!

Dall’11 al 22 gennaio le nostre adorate Alessandra e Laura sono state in Giappone per realizzare uno shooting esclusivo con Munenari Maegawa.

Munenari Maegawa è un giovanissimo artista, fotografo e graphic designer giapponese che si occupa di moda e styling, avvalendosi della collaborazione di make up artist di grido e stylist internazionali.

Ecco cosa ci hanno raccontato di questa fantastica esperienza.

Laura: “Appena arrivate a Tokyo mi è sembrato di entrare in un’altra dimensione. Tutto è curato nei minimi dettagli: dalla città all’abbigliamento delle persone, al cibo, all’organizzazione del lavoro. Ero preoccupata all’idea di dover lavorare con persone dalla cultura completamente diversa dalla nostra ma ci hanno accolti benissimo e messo totalmente a nostro agio.

Abbiamo realizzato il nostro shooting lavorando sulle parrucche: per me è stata un’esperienza totalmente nuova. Quando tagli e realizzi uno styling su parrucca è completamente diverso: i capelli si muovono diversamente e cadono sul viso in modo particolare. Mi è molto piaciuto il senso di rispetto e dovere che hanno verso il lavoro: rispettano i tempi e gli spazi altrui pur rimanendo estremamente creativi.”

Alessandra: “Ogni persona creativa dovrebbe vivere un’esperienza a Tokyo. Basta attendere la metropolitana per sentirsi subito in un saggio di moda e cultura. A Tokyo non esistono i trend: tutti si vestono e si pettinano a seconda del loro gusto, del loro umore. Pur essendo molto legati alla loro cultura, molto rispettosi, nello stile amano osare, innovarsi.

Avevo già lavorato sulle parrucche quando rivestivo il ruolo di caporeparto per la Premiata Ditta. Ho imparato però cose nuovissime e apprezzato molto l’energia che si è instaurata con il gruppo di lavoro. Tutto si è mosso con uno spirito di grande condivisione, di semplicità, senza inutili gerarchie: l’intento era finalizzare un’idea e lasciare esplodere la creatività. Flavia ci ha aiutato tantissimo nell’azzerare le barriere culturali. Sono molto grata di aver lavorato con un team così speciale”

Hanno realizzato due shooting, ideati prima su moodboard: uno partito dall’idea del nostro logo, una donna con i capelli super ricci e l’altro invece in contrasto, sia per i colori che per le geometrie.

La prima modella ha i capelli ricci e super vaporosi ma i colori sono pastello, chiari, luminosi, eterei.

La seconda modella invece ha colori più scuri, un taglio più rigoroso e più grafico.

Alessandra e Laura hanno avuto l’onore di collaborare con Kenji Matsushita, stylist, Munenari Maegawa, fotografo, Yukihisa Murayama, stylist e Chihiro Yono, fashion stylist.

Godetevi la gallery con i momenti salienti del viaggio e dello shooting!

Grazie sempre per il vostro sostegno: どうもありがとう


The Marvelous Mrs. Maisel

Amy Sherman Palladino is back, ladies and gentlemen.

Amazon Prime le ha dato uno show tutto suo ed io non potrei esserne più contentona.

Fine anni '50, una perfetta ragazza ebrea sposa un impiegato con velleità da stand up comedian incapace a far ridere mentre lei è una cabarettista nata ma ancora non lo sa.

 

C’è il femminismo quello simpatico, non quello alla cazzo di cane di She’s gotta have it; ci sono gli attori feticcio della Palladino, ci sono i costumi perfetti e coloratissimi di quegli anni lì, ci sono gli ebrei (gotta love gli ebrei), c’è una protagonista adorabile ma che ti sta anche un po’ sul cazzo e poi no. Ma soprattutto, ci sono I DIALOGHI DELLA PALLADINO. Quelli tutti veloci velocissimi che se starnutisci ti perdi una battuta perfetta e devi tornare indietro. C’è pure l’assurdo mondo dello stand up comedy, tuttora un po’ maschilista figuriamoci 50 anni fa in America.

La serie ha già vinto due Golden Globe (miglior attrice e miglior comedy-musical, mica cazzi)

Su Prime video fanno poi una cosa molto carina che alla gente appassionata di musica (non me) è molto utile. In ogni scena, sulla sinistra se vuoi c’è titolo ed artista della canzone che stanno cantando o che fa da sottofondo. Insomma ti mettono in diretta la colonna sonora. Carinerie gradite insomma.

Manco a dirlo, il pilot della fantastica signora Maisel è una delle produzioni più viste di Amazon che, datemi retta, produce dei gioiellini incredibili e spesso bistrattati da tutti.

Se con lo stile della Palladino ci andate a nozze amerete TUTTO TUTTO TUTTO. E vorrete assolutamente i vestitini da casalinga ebrea, perché sono bellissimi.


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

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San Francisco Writers' Grotto, 642 idee per scrivere

Ti piace scrivere, un sacco.

Lo fai per lavoro o per diletto, lo fai per fermare i tuoi pensieri o per lasciare andare la tua creatività.

Da un po' di tempo però guardi il foglio bianco con terrore: che scrivo? Dove sono finite le mie idee? Devo prendere degli integratori?

 

Prima di entrare nel panico, respira: abbiamo la soluzione!

Frutto delle menti letterarie e degli scrittori del San Francisco Writers’ Grotto, 642 idee per scrivere è un infallibile antidoto contro il blocco dello scrittore, edito da Ippocampo Edizioni.

Si tratta di un manuale-quaderno, diviso per specifiche sezioni, che contiene 642 spunti per iniziare a scrivere qualcosa.

 

Basta aprire una pagina per trovare ispirazioni divertenti, serie e semi-serie: il blocco dello scrittore torna di nuovo in un cassetto!

Alcuni esempi? 

"Hai 13 anni. Scrivi una lettera d'amore al tuo fidanzatino"

"Sei un supereroe. Quali sono i tuoi poteri e che uso ne fai?"

"Scrivi una richiesta di riscatto"

Lo trovi in due versioni oltre a questa già citata: 642 idee per disegnare. Entrambi sono anche disponibili per bambini.

Pronti per scrivere? :)

Il San Francisco Writers' Grotto è un famoso studio di scrittori professionisti, 35 dei quali hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto.

I collaboratori di Riccio: Federico Massimiliano Mozzano

RiccioCapriccio sceglie sempre con molta cura i suoi collaboratori, sia interni che esterni.

Chi fa il nostro lavoro sa quanto è importante avere un’immagine visiva curata, che possa rendere al meglio ogni dettaglio.

Quando ci siamo imbattuti nelle foto di Federico Massimiliano Mozzano siamo rimasti senza fiato. Non ci sono fotografi che sappiano usare la luce come fa lui.

I suoi ritratti in particolare rappresentano un gioco perfetto di luci ed ombre, raccontano chi sono davvero i protagonisti, come sono: le immagini sembrano in grado di parlare.

Tutti i suoi lavori sono strettamente legati all’arte e riportano alle atmosfere dei pittori fiamminghi fino ai potentissimi omaggi a Caravaggio.

Non abbiamo avuto dubbi: era lui la persona giusta.

Ci siamo avvalsi della sua collaborazione per diversi progetti, tutti di grande successo.

Il primo, il ritratto di Sophia, la modella su cui Alessandra ha creato colore, taglio e styling per il World Style Contest Italia 2016, indetto da Davines, la manifestazione internazionale che permette a tutti i parrucchieri che utilizzano il marchio di proporre una creazione di colore e styling che esprima al meglio la loro professionalità e creatività.

Alessandra ha lavorato sul concetto dei confini e su cosa è per lei la bellezza: qualcosa che ti trasmette totale emozione, che è imperfetta, che non si lascia ingabbiare in nessun recinto, che non è antica né moderna, è personale, unica e irripetibile. Con questo progetto si è portata la vittoria a casa.

Successivamente abbiamo coinvolto Federico nel progetto “Ricerca il futuro”, nato nell’ambito di Un Taglio Solidale e che Davines ha adottato e reso come campagna benefica nazionale.

Abbiamo chiesto a Federico di ritrarre le nostre ricercatrici al massimo del loro splendore, spoglie di ogni orpello: erano i volti, gli sguardi, le espressioni, la forza che volevamo trasmettere.

Il risultato è stato magnifico e potentissimo.

Tre ricercatrici italiane si sono aggiudicate le borse di studio, utili a proseguire i loro studi, messe in palio dal brand: Monia Procesi, Grazia Marina Quero e Francesca Russo.

Di recente invece Federico ha realizzato per noi uno shooting ispirato al Giappone, in cui abbiamo voluto rendere il concetto di fluidità, della lotta interiore: una delicata geisha che si scontra con un aggressivo samurai.

Il nostro magnifico modello è stato Julian A.: del concept e dei suoi capelli si sono occupate Alessandra e Laura, gli abiti del marchio Lascivious ci sono stati forniti dalla boutique ZouZou. Ringraziamo di cuore Chiara Moro e Annalisa Caruso.

Vi lasciamo a godervi la gallery! Se siete curios* di scoprire quali altri progetti ha realizzato Federico, qui trovate il suo sito.

Enjoy!


The end of the f***ing world

Ci sono serie tv che inizi e dici mh non lo so, anche un po’ che palle vabbè andiamo avanti vediamo.

Ti giri ed è subito sera, hai visto tutti ed otto gli episodi in una giornata e sei basito. Questo è quello che succede con The end of the fucking world. Se lo inizi, è molto probabile che dopo 3 ore tu lo finisca. Aiuta molto, moltissimo il fatto che le puntate durino poco (20 minuti) e che ogni episodio sia la diretta continuazione del precedente, come se fosse un film con molti intervalli, diciamo, ma la storia fa la sua bella parte.

In breve: un diciassettenne che crede di essere psicopatico e che ha l’abitudine fin da bambino di uccidere gli animali per noia, decide che il prossimo passo sarà uccidere una persona. La fortunella prescelta è una compagna di classe mattissima e annoiatissima dalla sua vita. I due però poi scappano alla ricerca del babbo di lei e da lì casini casini e ancora enormi casini. Il tutto con un mood british, perché la serie pure se la trovate su Netflix in realtà è di Channel 4, due attori splendidi ed un ritmo incredibile dato soprattutto dal fatto che il tutto è la trasposizione di una graphic novel.

Dai costumi alla fotografia, dalla recitazione alla sceneggiatura, tutto è fatto appositamente per farti incollare al divano e non staccartici finché non è finito. Peccato che sia andato così bene che hanno deciso di farne una seconda stagione, il solito perfetto espediente per ROVINARE TUTTO PER SEMPRE.

Speriamo in bene amici, ma il fotogramma dell’ultima puntata sarà una roba difficile da battere in quanto a bellezza.


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

LA FAVOLOSA RUBRICA SPIN-OFF DI IO VERAMENTE GUARDA

di Francesca Giorgetti

31 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie anche su Io Veramente Guarda.

#BuyNothing: basta agli acquisti compulsivi!

Care amiche e amici del trucco e parrucco,

oggi voglio parlarvi di un argomento straordinariamente serio: il consumo consapevole di make up e affini.

Se siete come me sono certa avete una scarsa resistenza quando vi ritrovate in profumeria o presso catene che vendono oggetti di piacere per pittarci con gioia. Questa scarsa resistenza, che pure fa girare l’economia, ci porta spesso ad accumulare una quantità immane di prodotti di bellezza, spesso molto simili a quelli che possediamo già.

Se guardo nei miei beauty case (sì, parlo al plurale, pure voi?) mi ritrovo ad avere palette, mascara, blush, pennelli in quantità industriali: quasi tutti hanno gli stessi colori ma confezioni diverse. Se anche facessi per lavoro la make up artist non riuscirei comunque a smaltire tutto quello che ho comprato (e che continuo a comprare).

Per questo, qualche giorno fa, quando mi sono imbattuta in questo video tutorial di Santa Lisa Eldridge, ho mollato il rossetto e mi sono soffermata a riflettere.

Il titolo del video cita un hashtag, #BuyNothing. Nell’info box Lisa scrive così: “I’m feeling overwhelmed by the volume of makeup products launching daily and just wanted to create an everyday look using mainly ‘old faithful’ products.”

Afferma di sentirsi sopraffatta dalla quantità di prodotti beauty in uscita, che continua ad amare il make up (d’altronde lavora nell’ambito) ma ci invita ad usare quello che abbiamo già.

Facendo qualche ricerca riguardo l’hashtag mi si è aperto un mondo: esiste un Buy Nothing Day, di solito tenuto in un sabato di novembre, che propone ai consumatori di astenersi dallo shopping almeno per un giorno riflettendo sulle proprie abitudini d’acquisto.

Esiste un sito ufficiale e gruppi facebook che vanno al di là della semplice giornata: si ritorna un po’ al baratto, ecco, ad uno stile di vita sicuramente più sostenibile.

Trovo che sia interessante soffermarci su questo aspetto, sulla questione dell’accumulare: abbiamo vestiti, scarpe, trucchi, creme, libri che si nascondono nei nostri armadi, a cui non diamo attenzione, che spesso ci dimentichiamo di avere. Perché li compriamo? Come ci fa sentire tenere fra le mani un oggetto luccicante? Ha a che fare con la nostra autostima?

Ho pensato perciò di mettermi alla prova: dal 1 febbraio per un mese non comprerò nulla che sia legato alla bellezza (escluso tutto quello che riguarda l’igiene personale naturalmente!) farò una cernita dei miei prodotti beauty e mi truccherò scegliendone solo alcuni con lo scopo non solo di portarli a termine ma anche di sperimentare nuovi make up.

Che ne pensate? Siete con me? :)


SHUT UP AND TAKE MY MAKE UP! COME ESSERE SE STESSE MA MEGLIO

di Tamara Viola

Una donna dalla chioma sobria. Socializza molto, online e offline. Puoi leggere i suoi deliri su Citazionisti Avanguardisti. Nel tempo libero si imbelletta, legge e fa parlare i biscotti.

Riccio goes to Tokyo!

RiccioCapriccio comincia il 2018 con una straordinaria collaborazione: dall’11 al 22 gennaio Alessandra Pucci, founder e direttore creativo e Laura Towers, senior stylist voleranno a Tokyo per realizzare uno shooting esclusivo con Munenari Maegawa.

Munenari Maegawa è un giovanissimo artista, fotografo e graphic designer giapponese che si occupa di moda e styling, avvalendosi della collaborazione di make up artist di grido e stylist internazionali.

Sua la famosissima campagna fotografica “Package” realizzata con materiali di scarto: confezioni di M&M’S e McDonalds che si trasformano in accessori, in materiale artistico che ha fatto il giro del mondo.

Potremmo definire il suo stile, riferito in modo particolare ai capelli, Elegant Punk, in cui frangette geometriche si incontrano con sfumature di colore incredibili.

Siamo fierissimi di poter collaborare con questo grande artista anche se, per questo motivo, non potremo garantire il servizio di taglio dall'11 al 22 gennaio. Tutto il resto rimarrà invariato.


Seguiteci su instagram: Laura e Alessandra vi mostreranno il backstage e perché no, tutto ciò che rende Tokyo la città in moto perpetuo.

[Photo courtesy of Munenari Maegawa]

 

5 prodotti beauty per combattere il freddo

Incredibile ma vero: è gennaio e fa freddo. Quest’anno persino a Roma siamo costretti a coprirci di più, non succedeva più o meno dal ‘45. Non farti cogliere impreparata: qui 5 prodotti beauty che ti aiuteranno a superare l'inverno mantenendo sempre la pelle morbida e idratata.

Struccaggio

Partiamo da qui: se la pelle è stressata dal freddo, ha poco senso usare prodotti aggressivi o sfregare con le salviettine (ti vedo che usi le salviettine, ti vedo, marrana!) per eliminare il trucco. Meglio uno struccaggio dolce. A questo proposito il burro struccante di Double B è una manna dal cielo: ti basta inumidire il viso con un po’ di acqua tiepida e massaggiare una noce di prodotto. Scioglie tutto: basta risciacquare e voilà, pelle morbidissima e pulita!

Crema viso

Avete presente quella orribile sensazione di pelle che brucia e tira? Per dirle addio prenditene cura usando una crema ricca e adatta a chi è più sensibile: si chiama Baume d’amour ed è ricca di malva e calendula.

Idratante labbra

Le labbra sono in pole position per quanto riguarda gli effetti del freddo: si screpolano rendendo impossibile l’applicazione di qualunque rossetto. Stendi una generosa dose di balsamo labbra, per me il Beeswax di Burt’s Bees è infallibile. E per carità di dio, butta via quell’orrido Labello!

Crema mani

Salvale! Indossa i guanti per proteggerle dal freddo e applica una crema ricca prima di andare a letto. A me piace moltissimo la Basis Sensitiv di Lavera che ha un leggerissimo aroma di limone.

Extra Tips: quando le mie mani sono molto provate le inumidisco con acqua tiepida e le “lavo” con poche gocce di olio di mandorle dolci lasciandole asciugare all’aria. Aiuta, giuro!

Crema riparatrice

Ok: non è bio, non ha un buon profumo e costa cara ma funziona sempre. La Eight Hour cream di Elizabeth Arden è il mio prodotto jolly per tutte le stagioni. La uso quando la situazione è grave (scottature, labbra e mani distrutte, irritazioni cutanee) e mi riporta alla normalità in poche ore.

E tu, hai dei segreti beauty per superare l’inverno? :)


SHUT UP AND TAKE MY MAKE UP! COME ESSERE SE STESSE MA MEGLIO

di Tamara Viola

Una donna dalla chioma sobria. Socializza molto, online e offline. Puoi leggere i suoi deliri su Citazionisti Avanguardisti. Nel tempo libero si imbelletta, legge e fa parlare i biscotti.

 

Salvate il soldato Mariah: All I want for Christmas is you

Make my wish come true

All I want for Christmas is you

Mariah Carey

 

Li avvertite nell’aria già dai primi di dicembre, quei campanellini. Non ci sono ancora ma sapete che stanno per arrivare: antenne drizzate, perché presto invaderanno l’FM e le compilation di Natale. Iniziate a vedere pandori e panettoni già da novembre, dite addio alla dieta, ma finché non sentite quei campanellini in radio o a tradimento nei mix di Spotify di sicuro ignorate l’inclemenza delle feste. Poi arriva la rottura delle cateratte, l’invasione di dling dling dling, i torroni si impilano sugli scaffali. È Natale. E nella musica significa scongelare Michael Bublé, sfoderare i classici di Sinatra, rockeggiare con i The Darkness (autori di uno dei pezzi contemporanei più natalizi di sempre) e i Pogues finché non arriva quell’intro semi-gospel che ci frega tutti. Mettete in pausa un attimo: throwback. Anno 1994. Una boccolosissima e fascinosa ugola d’oro pubblica un singolo destinato a vendere da allora, ogni santo Natale, tra le 200 e le 500mila copie. Moltiplicatelo per gli anni di uscita e contate: circa 16 milioni di copie vendute in totale, 60 milioni di dollari di diritto d’autore. Bravi, bel regalo avete fatto a Mariah Carey e alla sua All I Want For Christmas Is You.

Ventitré anni dopo, Mariah sta ancora lì. La sua carriera è ad un punto di down assoluto tra figuracce live, una voce non più cristallina, fidanzati cambiati più rapidamente delle canzoni con lo shuffle e qualche sfortuna di troppo. Una diva al tramonto, Mariah. Ma che dovremmo ringraziare a vita, pure se schifiamo la sua musica, per questa hit natalizia dalla scienza precisissima, una chimica alchemica delle sette note che resiste al tempo meglio dell’oro dei mercati finanziari. Una settimana prima di Natale 2017, stando ai dati di Billboard, la canzone è alla numero 2 della classifica delle più vendute in America e rischia di riconquistare la numero uno. Ventitré anni dopo, sia chiaro. Perché All I Want For Christmas Is You è ancora oggi una delle canzoni di Natale più amate, diffuse e ascoltate di ogni dicembre? Non solo perché ne sono state fatte cover di tutti i tipi e mai potenti quanto l’originale. Lo spiega la scienza della musica: tra matematica musicale, armonia e melodia, la canzone-scialuppa di Mariah Carey è ancora oggi imbattibile e insuperata. E il suo segreto è essere nata già come classico: l’irresistibile progressione degli accordi affonda le radici nella tradizione di Bing Crosby, i trucchetti melodici delle strofe riportano agli inni religiosi (ve lo giuriamo, pensate ad Adeste Fideles e poi ascoltate la Carey, troverete delle somiglianze che vi stupiranno). È un brano senza tempo. Lo sappiamo, lo odiate cordialmente, ma lo ascolterete comunque. Non sono solo i campanellini: tutto in All I Want For Christmas is You grida CANZONE DI SUCCESSO a luci spiegate (rosse e bianche, s’intende). Fregatura suprema: il testo parla di amore, in realtà è il racconto dolce di un desiderio per le feste, di una distanza che non si riesce a colmare travestita da un’allegria quasi disperata. Qui è la chiave. All I Want For Christmas Is You è purissima Mariah Carey al top della sua carriera di cantante e autrice (sì, la canzone l’ha scritta lei assieme al produttore Walter Afanasieff poi anche a fianco di Céline Dion, insomma uno che se ne intendeva parecchio di hit pop), che la canzone la canta al massimo della sua vocalità, del suo corpo, della sua espressività. Nessuna come lei, nemmeno la Mariah Carey di ventitré anni dopo. Che continua imperterrita ad aggrapparsi a questo gigantesco successo per non affondare definitivamente una carriera ormai ampiamente terminata. Ma è Natale, siamo tutti più buoni.

Salviamo il soldato Mariah Queen Of Xmas e ascoltiamo ancora una volta All I Want For Christmas Is You (anche le cover vanno bene, dai). Nella realtà dei fatti, questa canzone descrive davvero quello che desideriamo a Natale: stare con chi vogliamo noi, senza interferenze, mangiando panettone sul divano.

Buon Natale, Mariah.


MUSIC IS MY RADAR

di Arianna Galati

Scrivo di musica e parlo in radio: due dei lavori più belli del mondo. Collaboro con OnstageMarieClaireNanopress e QNM. Se non sono in giro a caccia di storie, coccolo il gatto o cucino verdure.

Regali last minute per la tua amica runner

Cosa si aspetta di trovare sotto l’albero di Natale l’amica super sportiva? La lista sarebbe infinita. Ma per il vostro bene, mi limiterò a darvi 7 idee che potete sfruttare - anche all’ultimo momento - per fare un’ottima figura.

1. Un libro a tema

Qui me la gioco facile, un anno fa avevo scritto un post che rimane ancora valido con una serie di titoli di libri molto belli e soprattutto “ricarica energie” e motivazioni per tutti i tipi di sportivi. Da Open di Agassi a I Giorni Selvaggi di Finnegan, lo trovate qui.

2. Accessori per correre in inverno

Dai guanti (io mi trovo benissimo con questi di Decathlon) alla fascia per proteggere le orecchie, dalle calze a compressione alla maglia termica, ormai dovreste sapere che non ci sono scuse per non uscire a correre: ci sono solo cattivi modi di vestirsi, e a questo si può rimediare.

3. L’iscrizione a una gara

Magari avete sentito la vostra amica sognare di partecipare a un trail, a una corsa in una città europea, a una gara particolare a cui non ha ancora osato iscriversi: regalare l’iscrizione può essere un’ottima spinta per lei per iniziare finalmente la preparazione e per voi per accompagnarla in mete esotiche come supporter.

4. La prima visita da un nutrizionista

Non ci sono regole generali per come scegliere di nutrirsi per chi pratica sport, ma solo regole individuali: fondamentale quindi rivolgersi un nutrizionista per un piano personalizzato. Perché non regalare la prima visita alla vostra amica sportiva? Su Roma consiglio due nomi: Iolanda Frangella e Sara Olivieri.

5. La fascia per non perdere chiavi di casa e cellulare

Non fate come me: quando andate a correre non uscite senza carta d’identità, qualche euro e, ovviamente, le chiavi di casa. E nei percorsi più lunghi non dimenticate i gel per recuperare energie. No, non serve uno zainetto. Basta una fascia aderente come quella della Flipbelt, per me la migliore. Se la regalate, la vostra amica runner ve ne sarà eternamente grata.

6. L’abbonamento a una rivista sportiva

Runner's World Italia o Correre sono le più famose. In inglese, dedicato esclusivamente alla corsa al femminile, c’è Women’s Running, un ottimo mensile dove scoprire altre atlete a cui ispirarsi.

7. Il regalone tecnologico

Se potete spendere molti soldi, allora informatevi sui possedimenti tecnologici della vostra amica sportiva e regalatele l’upgrade che ha sempre sognato. Se corre con lo smartphone è il momento di dotarla di un orologio gps, se ha l’orologio compratele la fascia cardio, se ha già entrambi è il momento di aggiungere il sensore di potenza, come quello della Stryd.

Nb: né io né Riccio riceviamo alcun compenso per i prodotti segnalati, e non ci sono link di affiliazione. Sono solo consigli su oggetti testati personalmente dalla sottoscritta.


SHOOT THE RUNNER

di Donata Columbro

Giornalista e consulente digitale con una missione: aiutare le storie a incontrare i lettori. Scrive di Africa e attivismo digitale su  InternazionaleWired ItaliaVita.it. Corre per godersi Roma quando non c'è nessuno per strada e lo racconta spesso su Snapchat (@dontyna).

Godless: il western ma prodotto da Soderbergh

Mentre nel mondo si consumano noiosissime battaglie su cosa sia femminista o meno, tra campagne pubblicitarie fraintese ed altre cose poco interessanti, è uscita una serie molto bella che si chiama Godless, prodotta dal buon Soderbergh per Netflix.

L’ambientazione è di un marrone che più marrone non si può, perché siamo nel polveroso 1884, nel caro vecchio west. I protagonisti sono alcuni degli attori feticcio di Sorkin, che non c’entra niente ma che è sempre bene nominare invano in quanto genio della televisione. Ci sono infatti Jeff Daniels e Sam Waterson di The Newsroom e Merritt Wever di Studio 60, insieme alla beneamata Michelle Dockery di Dowton Abbey.

Tutte queste persone si ritrovano insieme nella ridente cittadina di Labelle, in New Mexico, abitata principalmente da donne molto, molto cazzute che si giostrano un fucile in mano con scioltezza. Tempo fa un’inondazione ha sterminato praticamente tutti gli uomini del paese e ora ci sono loro a tentare di sopravvivere nel clima molto poco disteso del vecchio west.

La lentezza del pilot è a tratti snervante ma il tutto è talmente pieno di poesia e delicatezza che una chance gli va data, anche solo per vedere Jeff Daniels nel ruolo del mega cattivo sterminatore di bambini e che al minuto 7 si fa tagliare un braccio a mani nude perché comunque lui può.

L’avvertimento infatti è d’obbligo: ci sono scene davvero crude, davvero trucide, e l’ambientazione western fa sì che poco di originale possa succedere. Sparatorie, cavalli, donne con vestiti splendidi e lunghissimi, saloon, cappelli e pistole.

Il solito, insomma ma con un gruppo di cazzutissime donne astiose e, loro sì, inconsapevolmente femministe.


IO VERAMENTE LA FAVOLOSITA'

LA FAVOLOSA RUBRICA SPIN-OFF DI IO VERAMENTE GUARDA

di Francesca Giorgetti

31 anni, ultimamente romana ma pratese per sempre. Appassionata a livelli patologici di serie tv e Maria De Filippi. Lavora in tv e scrive di serie anche su Io Veramente Guarda.